https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/03/Radio_Capital_La_Mario_MusicaMusica_Gianluigi_Bonanomi_riunioni_online.png315560Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-03-15 20:14:552020-03-15 20:14:57Smart working, le riunioni a distanza: la mia intervista a Radio Capital del 15/3/20
Questo video è stato realizzato in collaborazione con Benessere Digitale in piena emergenza Coronavirus, con genitori e figli costretti a casa ma con i primi impegnati nello smart working. Ho quindi raccolto 5 suggerimenti per genitori che danno in mano i device digitali ai propri figli ma vogliono evitare brutte sorprese. Si parla di filtri alle ricerche di Google e YouTube, contenuti protetti, acquisti in-app e altro.
Qui trovi tutte le istruzioni per attivare i filtri:
https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/03/benessere_digitale_bonanomi_bambini_tecnologia_casa.png7201280Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-03-15 13:53:512020-03-17 09:59:31Bimbi e tecnologia a casa: 5 dritte per proteggerli
Il 28 novembre 2019 sono stato ospite della trasmissione “L’Ora del Tech” su Sei La TV. La puntata 8 era dedicata a “Opportunità e pericoli del Web 2.0”. In studio mi ha intervistato il giornalista Roberto Bonin. Di seguito riporto i diversi spezzoni.
1. Come fare personal branding in Rete
In questo primo spezzone parlo di come fare comunicazione in Rete, anche per trovare lavoro e clienti.
2. Quali sono i canali social più in voga?
Si parla del maggiori canali social (Facebook, Instagram) ma anche delle nuove tendenze.
3. La reputazione digitale e la ricerca del lavoro
I social possono rappresentare un problema, se gestiti male.
4. Il lato oscuro dei social e della Rete
In questo spezzone parlo del lato oscure del Web: hater, grooming, cyberbullismo, hikikomori, dipendenza dalla Rete, vamping, emulazione, app per chat in anonimo, sesso online, età per dare lo smartphone.
Guarda qui la puntata di Sei La TV dedicata a tre miei libri:
https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/03/gianluigi_bonanomi_ora_del_tech_sei_la_tv_.png10801920Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-03-15 09:32:462020-03-15 09:32:46L'Ora del Tech: le mie interviste su “Opportunità e pericoli del Web 2.0”
Le riunioni a distanza, cardine dello smart working, a volte risultano inefficaci: non ci sono regole, le persone si distraggono (a volte dormono!), si perde molto tempo. Ecco invece 10 regole o dritte per organizzare un Web meeting come si deve:
Villaggio Tecnologico è un portale dedicato alla tecnologia e un nuovo format televisivo dedicato alle news tecnologiche, in onda su Lombardia TV (canali DTT 99 e 599 per la Lombardia, 219 per il Piemonte, 665 per la Liguria, 888 per Emilia Romagna e Lazio, e in streaming su www.lombardiatv.com).
Sin dalla prima puntata tengo una rubrica sulla comunicazione digitale. In questo episodio parlo di podcast.
Inizia martedì 10 marzo 2020 la mia collaborazione con Fastweb Digital Academy con un corso inedito di social-neuro-marketing, ovvero il neuromarketing applicato alla creazione di contenuti social. Fastweb lo presenta così.
Neuromarketing per contenuti Digitali – ONLINE
Il neuromarketing è una branca della neuroeconomia, lo studio del funzionamento della mente umana in relazione ai processi decisionali nella soluzione di compiti economici. Nuovi studi scientifici hanno evidenziato come le persone prendono decisioni, spesso condizionate da impulsi emotivi e, soprattutto, da errori di valutazione. Il corso esplora questi studi e propone tecniche finalizzate a costruire una comunicazione persuasiva ed efficace, sempre etica.
La giornata prevede moltissimi esempi e momenti pratici, per esempio per creare contenuti che parlino a entrambi i cervelli grazie al metodo O.P.E.R.A. (ideato dal docente).
Organizzazione corso
ONLINE, martedì 10/03
Orario: dalle 9:00 alle 13:00
Competenze acquisite
Riconoscere bias ed euristiche
Costruire contenuti che convertono
Requisiti per candidarsi
Uso base del PC e dei social network.
Conoscenza base dell’inglese.
Laptop e connessione internet a disposizione.
Attestati rilasciati
Badge di partecipazione o profitto
Programma
Introduzione al neuromarketing
Le tecniche della persuasione
Bias ed euristiche
Creare contenuti per i due cervelli: il metodo O.P.E.R.A. + esercitazione
https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/03/Neuromarketing_contenuti_digitali_bonanomi_fastweb_digital_academy.png315560Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-03-05 15:12:032020-03-24 19:11:11Il mio primo corso di social-neuro-marketing per Fastweb Digital Academy
https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/03/Radio_Capital_La_Mario_MusicaMusica_Gianluigi_Bonanomi_dipendenza_smartphone.png315560Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-03-02 15:46:292020-03-02 15:46:29Come capire se si è dipendenti dagli smartphone? La mia intervista a Radio Capital del 1/3/20
Questa intervista è stata pubblicata sul sito di Vertus il 28 febbraio 2020.
COLLABORAZIONE, ENGAGEMENT, UNITÀ D’INTENTI: ECCO PERCHÉ CURARE LA COMUNICAZIONE INTERNA
Comunicazione “corporate” e di prodotto, social media marketing, ufficio stampa, relazioni pubbliche e istituzionali, adv off e online: su questi elementi la maggior parte delle aziende sa di dover investire risorse per raggiungere clienti e stakeholder, per posizionarsi sul mercato, per rendere noto il proprio brand.
La stessa attenzione, però, non sempre viene dedicata alla comunicazione interna, fattore che, in realtà, incide significativamente sulla vita aziendale, sui rapporti tra management e dipendenti e, con un importante riflesso verso l’esterno, sull’immagine del brand che i dipendenti comunicano fuori dall’ufficio e sui loro profili social.
La comunicazione interna non coincide, però, con la trasmissione top-down, pur frequente e dettagliata, di disposizioni organizzative.
Come si può definire, quindi, la comunicazione interna?
Lo abbiamo chiesto a Gianluigi Bonanomi, formatore aziendale e consulente di comunicazione digitale, autore di diversi saggi e manuali su Internet, computer, smartphone e social media, direttore della collana “Fai da tech” di Ledizioni.
La comunicazione interna genera senso di appartenenza
Bonanomi parte da un’importante premessa sull’inevitabilità della comunicazione: “Le aziende, come gli umani, non possono non comunicare. Se non comunicano verso l’esterno e verso l’interno, stanno comunque comunicando qualcosa, e non è certo qualcosa di positivo”.
Anche non comunicare è un atto di comunicazione, che non gioca a favore dell’immagine aziendale.
Le aziende sono generalmente impegnate nel comunicare all’esterno. Perché dovrebbero occuparsi anche della comunicazione interna?
“La comunicazione interna è davvero importantissima per almeno un paio di motivi: per l’employer retention, ovvero la creazione di un senso di appartenenza nei propri dipendenti, e anche per fare il cosiddetto employer branding: attrarre nuovi talenti. Anche se quest’ultima comunicazione è rivolta all’esterno, la accomuno alla precedente”.
Quali competenze occorrono?
“Sempre più un comunicatore d’impresa deve allenare soft e hard skill. In pratica deve avere competenze comunicative spiccate, condite da creatività e capacità di comunicare in modo coinvolgente (digital storytelling), ma anche padroneggiare i nuovi strumenti della comunicazione digitale: non solo mail e web, ma sempre più social e analytics. Relazioni da una parte e dati dall’altra”.
Come si delinea una strategia di comunicazione interna?
“Bisogna anzitutto definire gli obiettivi della propria comunicazione, che possono andare dall’intrattenimento alla formazione, dal recruiting alla social responsibility. E solo di conseguenza si crea un piano editoriale, infine declinato come calendario editoriale (cosa pubblicare e quando)”.
Quanto può incidere la trasformazione digitale nei processi di comunicazione interna?
“Il digitale sta rivoluzionando ogni aspetto della comunicazione, e siamo solo all’inizio. Già ora buona parte del recruiting lo fanno gli algoritmi, grazie per esempio ai sistemi ATS (applicant tracking system).
A breve l’intelligenza artificiale si occuperà di tutta la comunicazione (gli algoritmi già scrivono post e interi libri), come sta per avvenire nel digital marketing finalizzato alla lead generation (la marketing automation permette all’umano di lasciar fare tutto a una macchina)”.
Gli strumenti e il ruolo del management
Quali sono quindi gli strumenti per favorire la partecipazione e l’interazione dei dipendenti?
“Per la mia esperienza gli strumenti più efficaci, con gradi diversi di coinvolgimento, sono quattro:
newsletter interna (a volte realizzata con contenuti forniti dai dipendenti stessi);
portale Intranet (mi è capitato più volte di fare progetti di brand journalism a scopo interno, per esempio web radio o podcast);
social network interno (in alcuni casi anche con app come Slack, ma anche Facebook si è mosso con Workplace; altre aziende, come Vodafone, hanno social proprietari);
social network (alcune aziende, per esempio, usano due canali Instagram, uno per il social media marketing, l’altro per la comunicazione finalizzata alle risorse umane)”.
Come coinvolgere i manager?
“I dirigenti dovrebbero anzitutto credere nei progetti di comunicazione interna, e devo dire che incontro sempre più spesso manager disposti a mettersi in gioco e, soprattutto, a investire. In una nota multinazionale bresciana il direttore HR mi ha chiesto un importante percorso per la formazione di un gruppo di una ventina di brand ambassador interni, puntando su temi quali la reputazione digitale e la creazione dei contenuti”.
Il ruolo del settore risorse umane?
“In queste dinamiche l’HR è fondamentale, perché interviene soprattutto nella fase di formazione: servono percorsi ad hoc per aiutare le persone, soprattutto i non più giovanissimi, ad acquisire le competenze per usare gli strumenti della comunicazione digitale”.
Quali gli errori più tipici?
“Gli errori che spesso si commettono nella comunicazione interna sono quattro:
non monitorare chi e cosa comunica;
non misurare la comunicazione (con gli strumenti di sentiment analysis si può mirare praticamente a qualsiasi cosa, anche all’impatto emotivo delle parole scelte in un post di Facebook);
non avere una strategia di comunicazione (per tutto quello che ci siamo detti prima);
non formare le persone all’uso del digitale (molti dipendenti, con la loro comunicazione sguaiata, possono danneggiare anche l’azienda, non solo sé stessi, inconsapevolmente)”.
https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/02/Comunicazione-interna-Vertus-intervista-gianluigi-bonanomi.jpg6831024Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-02-29 10:11:332020-02-29 10:13:32La comunicazione aziendale interna: la mia intervista per Vertus
https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/02/Radio_Capital_La_Mario_MusicaMusica_Gianluigi_Bonanomi_vamping.png315560Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-02-23 09:40:012020-02-23 09:40:01Che cos'è il vamping: la mia intervista a Radio Capital del 22/2/20
Al tempo del Web tutto è misurabile: quelli bravi parlano di “data driven”. Anche il giornalismo, nell’era dei big data e delle infografiche, cavalca l’onda: si vede sempre più spesso online l’etichetta “data journalism”.
Che cos’è il data journalism?
Qualcuno lo definisce “giornalismo di precisione”. Secondo il sito dedicato www.datajournalism.it il data journalism è
“il racconto del mondo che ci circonda con l’aiuto dei numeri”
… ma anche di grafici, tabelle, fogli di calcolo, database, mappe, timeline e altro ancora. In pratica si parla anche di “information design” e di informazione supportata da matematica, statistica e scienze sociali.
Un esempio di data journalism
Uno storico (e bellissimo) esempio di data journalism è quello del New York Times: i giornalisti americani analizzarono le reazioni dei lettori in relazione alla morte di Osama Bin Laden. Ne risultò un grafico interattivo: spostando il mouse nelle diverse aree erano visualizzati i messaggi inviati dai lettori, reazioni emotive e opinioni.
Data journalism: le fonti di Google
Da qualche parte questi dati dovremo pur prenderli: per questo ci viene in aiuto, come spesso capita, Big G.: Google. In questo articolo presento tre strumenti gratis, molto interessanti.
Public data Explorer
Google Public Data Explorer, lanciato dal 2010, è presentato da Google così:
“È uno strumento che facilita l’esplorazione, la visualizzazione e la comunicazione di grossi set di dati di pubblico interesse. A mano a mano che l’animazione dei grafici e delle mappe cambia nel corso del tempo, i cambiamenti nel mondo diventano più facili da comprendere. Non è necessario essere esperti di statistica per navigare tra le diverse visualizzazioni, effettuare i confronti desiderati e condividere i risultati”
Quali dati vi si trovano? Le fonti sono ISTAT, EUROSTAT, Banca Mondiali e altri. Lo strumento permette di includere i grafici nel proprio sito, con aggiornamenti in tempo reale.
Google Ngram Viewer permette di interrogare un database di più di cinque milioni di libri (presenti in Google Libri) e ottenere un grafico che dimostri quante volte è stato utilizzato un termine dal 1800 ai giorni nostri. Nel caso sopra si vedono le citazioni di Napoleone e Cleopatra, ma si possono usare anche altre keyword come, per esempio, “supermercato” e “intelligenza artificiale”.
P.S.: va da sé che i migliori strumenti gratuiti di data journalism offerti da Google restano Dataset Search e Google Trends!
Il workshop sul giornalismo
Nell’era delle fake news e della disinformazione divenuta emergenza democratica, tornare a ragionare di fonti e notizie ha senso se fatto in modo pratico.
Gli obiettivi del corso:
Capire come funziona una redazione
Selezionare le fonti
Validare le fonti
Trovare una notizia
Scrivere un titolo efficace (evitando il clic-bait)
Scrivere un articolo efficace (5W)
Come fare un’intervista
Diventare dei Mo.Jo. (mobile journalist)
Assemblare un giornale/magazine/sito/podcast
Il corso, rivolto a scuole e aziende, è pensato per permettere ai partecipanti di familiarizzare con il mondo dell’informazione, vedendo come funziona dall’interno. Il laboratorio prevede lavori di gruppo con PC e smartphone, ma può essere organizzato anche senza aula informatica.
https://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2020/02/data_journalism_fonti_google_gianluigi_bonanomi_laboratorio_giornalismo.png315560Gianluigi Bonanomihttps://www.gianluigibonanomi.com/wp-content/uploads/2018/10/bonanomi_logo_156.pngGianluigi Bonanomi2020-02-13 08:49:572020-02-13 17:49:04Data journalism: tre fonti gratuite di Google da mettere nei preferiti