Perché il metaverso non fa più paura?

 

Negli ultimi anni, diciamo tre o quattro, il metaverso ha suscitato un mix di eccitazione e preoccupazione tra gli utenti di Internet e gli appassionati di tecnologia. Originariamente percepito come una frontiera digitale inesplorata, minacciosa per la sua natura immersiva e onnicomprensiva, oggi il metaverso sta cominciando a essere visto sotto una luce differente: meno inquietante e più accogliente. Ma cosa ha cambiato la percezione del pubblico?

In primo luogo, l’evoluzione della tecnologia e l’abitudine all’uso di ambienti digitali immersivi hanno contribuito a ridurre il timore iniziale. Man mano che tecnologie come la realtà virtuale e quella aumentata si sono integrate nella vita quotidiana attraverso giochi, app educative e piattaforme social – da Pokemon Go a Google Lens – il concetto di un mondo completamente digitale è diventato meno alieno. Le persone hanno iniziato a comprendere le potenzialità del metaverso per l’istruzione, il lavoro e il divertimento, ridimensionando l’idea che possa rappresentare una minaccia alla nostra realtà.

Inoltre, il dialogo aperto e la comunicazione trasparente da parte dei creatori e degli sviluppatori hanno avuto un ruolo chiave nel placare le paure. Dimostrando come la sicurezza e la privacy siano priorità fondamentali e illustrando i benefici di questi nuovi mondi digitali, si è assistito a un cambiamento nella percezione pubblica. Le persone ora vedono il metaverso come uno strumento di connessione globale piuttosto che come un pericoloso sostituto della realtà.

Tutto giusto, ma c’è un’altra cosa che fa la differenza. Abbiamo paura di quel che non conosciamo ma, soprattutto, ne abbiamo di quello che rappresenta un vero cambiamento, una minaccia. Pensaci: evoluzionisticamente parlando, direbbe Telmo Pievani, dobbiamo sopravvivere a tutti i costi. Concretamente, l’intelligenza artificiale fa molta più paura del metaverso per due ragioni: è più concreta e poi tocca, realmente e da molto vicino, tutti noi. Nessuno ha avuto davvero paura di perdere il lavoro dopo aver provato l’Oculus e visto gli avatar in stile Second Life; molti invece si sono preoccupati d’essere rimpiazzati dopo aver verificato che ChatGPT può fare, in parte, il lavoro di giornalisti, commercialisti, data entry, programmatori, ecc. Insomma, il metaverso, al momento, non è stata una di quelle scommesse online che ha fatto centro, l’AI sì.

Ma ha ancora senso parlare di metaverso, allora?

Secondo me, sì. Nel 2023 sono stato coinvolto in un progetto formativo di Warner: l’obiettivo era esplorare il tema del metaverso, o meglio della realtà virtuale, per i loro eventi. E in effetti di eventi con avatar ce ne sono diversi:

Ma anche nel mondo professionale si stanno facendo progressi in tal senso. Nel maggio del 2024 ho partecipato a un evento di Harpaceas, azienda che si occupa della digitalizzazione della filiera delle costruzioni. Nel loro evento si è parlato di AI ma anche di metaverso, in una declinazione molto concreta: il digital twin nei cantieri. Di cosa si tratta? Nel mondo delle costruzioni, per “gemello digitale” si intende la rappresentazione virtuale di un’opera appartenente al mondo reale.
Esso rappresenta uno sviluppo e una aggiunta alle capacità già notevoli della metodologia BIM.

Un altro esempio concreto: i viaggi virtuali

Elencare tutte le possibilità che questa nuova tecnologia offre non è impresa facile. Parlando però delle attività più richieste utilizzando la realtà virtuale, troviamo sicuramente quella dei viaggi. Il turismo virtuale, permette alle persone di visitare molti posti nel mondo stando comodamente seduti sul proprio divano.

Chiaro: viaggiare in prima persona è sicuramente tutta un’altea cosa, altro livello di coinvolgimento, ma il metaverso permette di fare cose altrimenti improbabili, come planare sul Machu Picchu, esplorare le profondità dell’oceano e molto altro ancora. Il livello di accuratezza di questi viaggi virtuali è ormai buono e riescono a riprodurre nei minimi dettagli il luogo visitato. Parola di chi ha viaggiato un bel po’ con l’Oculus, per esempio con l’app Wonder. Guarda qui:

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