La mia intervista su Radio Esmeralda

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Qualche settimana fa – era metà gennaio 2015- mi contattò un gentilissimo giornalista della marchigiana Radio Esmeralda, Sergio Ferri, per propormi un’intervista in merito al libro “Non mi piace – Il contromanuale di Facebook” (Ledizioni). Abbiamo chiacchierato per un po’, le domande e risposte sono state molte; tanto che Sergio ha deciso di dividere la trasmissione in due.
Di seguito trovate entrambe le registrazioni.

Questa la prima parte (6’04”):

Questa invece la seconda parte (5’23”):

Quelli che pubblicano online la foto della carta di credito

In “Non mi piace – Il contromanuale di Facebook” scrivevo:

Rendere pubblici dettagli della vita privata legati a famiglia, amici, questioni legali, fede, sesso, salute, finanza, lavoro o altro è sconveniente, nonché pericoloso. Il problema è che il 40% degli utenti lo fa, a volte in modo assolutamente ingenuo (eufemismo per: stupido). Le cronache narrano di utenti che pubblicano la foto della propria carta di credito, l’indirizzo di casa, il nome da ragazza della madre (solitamente usato nelle domande segrete di sicurezza) il numero di cellulare, luogo e data di nascita (che permettono di risalire al codice fiscale) o peggio (vedi fenomeno del sexting).

Quando faccio le presentazioni del libro cito, come esempio, la storia di quella ragazzina che, contenta per la nuova carta di credito, la fotografa e la posta su Facebook, con dati sensibili in bella vista.
Non è un caso isolato, anzi: l’account Twitter @NeedADebitCard (scoperto grazie a Zeus News) raccoglie tutti i tweet di questi squilibrati.

C’è qualche genio che fotografa parte anteriore e posteriore, per non farsi mancare nulla. Vien voglia di usare la loro carta per acquistare qualche idiozia inutile su, per dirne uno, http://shutupandtakemymoney.com.

5 regali tech per Natale 2014

Mancano pochi giorni al Natale ’14 e sicuramente qualcuno non avrà ancora comprato gli ultimi regali di Natale.
Qui ho voluto raccogliere cinque suggerimenti, con budget molto diversi.

1. Il Kindle

Un amante degli eBook come me non poteva esimersi dal suggerire l’eReader per eccellenza. Prezzo contenuto, interfaccia touch.
(Se poi non sapete come riempirlo di eBook, suggerite al destinatario del regalo di scaricare il mio “101 eBook gratis (oltre questo)“. Che vi costa?)

Compralo su Amazon:

2. Un eBook
Non sarò così meschino da suggerire uno dei miei libri, quindi punto sull’ultimo di Douglas Rushkoff (lo cito sempre perché la sua frase più conosciuta è illuminante: “Se un servizio Internet è gratis, tu sei il prodotto“).

Compralo in formato Kindle:

3. Il Googlefonino
Il Nexus 5 è il Googlefonino per eccellenza. Ottimo telefono, che ha prestazioni da prima fascia con un prezzo tutto sommato ragionevole (piantatela di comprare smartphone da 99 euro!).

Compralo su Amazon:

4. Il caricatore portatile
Tutti hanno uno smartphone e quasi tutti hanno lo stesso problema: tirare sera con la batteria. Ecco la soluzione, portatile, da 10.000 mAh.

Compralo su Amazon:

5. Spotify
Amo molto la musica in streaming (le ho dedicato l’eBook serenata “Musica liquida” non per niente). Il mio suggerimento è di regalare un abbonamento premium a Spotify!

10 libri che ho citato in “Non mi piace – Il contromanuale di Facebook”

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In questa pagina raccolgo alcuni dei titoli che ho citato nel libro “Non mi piace – Il contromanuale di Facebook”.

1) Ippolita – Nell’acquario di Facebook

2) Paolo Magrassi – La good-enough society. Sopravvivere in un mondo quasi ottimo

3) Zygmunt Bauman – Modernità liquida

4) Sherry Turkle – La vita sullo schermo

5) Cory Doctorow – Down and Out in the Magic Kingdom

6) Johnny Long – L’hacker della porta accanto

7) Maura Franchi e Augusto Schianchi – Scegliere ai tempi di Facebook

8) Riccardo Scandellari – Fai di te stesso un brand

9) Reynaert e Brocvielle – Il kit del 21° secolo

10) Chiara Cini – Facebook per tutti. Guida per divertirsi in sicurezza

L’intervista al sito Goldenbackstage su “Non mi piace”

Il 12 ottobre 2014 il sito Goldenbackstage mi intervistato sul libro “Non mi piace – Il contromanuale di Facebook” e sul tour di presentazione.

Qui il link diretto all’intervista.

Qui potete scaricarla in formato PDF.

goldenbackstage

Musica liquida: intervista ad Andrea Lawandel

Per approfondire il discorso sulla musica liquida (oggetto di un libro di prossima uscita che ho scritto con il collega Renzo Zonin), ho fatto una chiacchierata con Andrea Lawandel, giornalista freelance, esperto di tecnologia, musica e radio, autore del blog Radiopassioni.

Ciao Andrea, che cosa ne pensi del fenomeno Spotify (e compagnia bella)?

Non sono domande facili perché si inseriscono nel complicato contesto della musica liquida scatenato dal “fenomeno” iPod+iTunes. Diciamo che Spotify, ma ancor prima Deezer, Pandora negli Stati Uniti, Rdio, Rara e così via, rappresentano una inevitabile evoluzione del modello download del singolo brano o dell’album, inaugurato da Apple e di fatto portato all’estremo successo solo da Apple. Se vogliamo è una evoluzione che, oltre a essere dettata dalla tecnologia, ha anche motivazioni più commerciali. Rispetto al download, il modello streaming dà ai proprietari dei diritti musicali la sensazione di poter controllare meglio il contenuto che rimane comunque liquido. Il download non elimina del tutto il problema della copia pirata, della condivisione non autorizzata e così via, e d’altro canto lo streaming consente di implementare modelli economici più convenienti che insieme alla praticità della cosa servono appunto a combattere la pirateria. Poi naturalmente ci sono fattori tecnici come li generale aumento di banda fissa e copertura wireless, il perfezionarsi delle codifiche audio, l’affermarsi generalizzato delle architetture cloud e dello storage centralizzato.
La tendenza sembra inarrestabile, basta solo vedere come i servizi di cloudizzazione delle librerie musicali personali, residenti sui dischi del PC, offerti da Apple iCloud, Google Music e molto più recentemente da Deezer, tutti rivolti ad appassionati della musica che amano molto anche l’aspetto della curatela delle proprie playlist. A queste persone viene offerto di trasferire in cloud queste librerie, in modo da sfruttare un po’ tutto, la capacità di selezionare da soli la musica di proprio gusto, la ricchezza delle funzionalità di music discovery integrate in tutti i servizi streaming, e la praticità di quest’ultimo.

E che cosa ne dici della sostenibilità economica del modello “all you can listen”?

Sulla sostenibilità mi sembra chiaro che forse non ci sarà posto per la pletora di piattaforme oggi in funzione e sul lungo termine pesa anche l’incertezza che riguarda l’industria musicale nell’insieme. La musica liquida ha avuto un innegabile impatto sulle cifre d’affari delle case discografiche, dell’industria musicale basata sui vecchi modelli diritti+dischi. Per ora le piattaforme in streaming sono dei reintermediatori, rappresentano un anello in più nella catena che legava i produttori di musica, attraverso i loro editori, ai consumatori. Probabilmente le dinamiche tra piattaforme streaming, case discografiche e musicisti cambieranno molto, rispetto a un’epoca in cui la musica veniva prodotta, diffusa sostanzialmente solo dalla radio (poi da MTV), e acquistata su vinile/CD o ascoltata live ai concerti. Si possono immaginare molti più ruoli, canali di interazione, generatori/scambiatori di revenues, soprattutto le piattaforme streaming vincenti assumeranno sempre di più un ruolo di intermediazione esclusiva tra musicisti e ascoltatori, togliendo ulteriore “nutrimento” agli editori musicali tradizionali. Al tempo stesso i musicisti si muovono in modo diverso, più diretto, per raggiungere i loro fan non solo in streaming ma anche fisicamente, ai concerti.
Alla fine secondo me i valori economici in gioco sono probabilmente destinati a crescere, perché ci sarà più pubblico, che forse pagherà di meno rispetto al modello dell’acquisto del disco fisico, in termini di prezzo unitario per il consumo di musica, ma ci saranno molte più “unit” vendute, e non saranno soltanto “brani ascoltati in streaming” ma molte altre cose che oggi vengono ancora percepite come secondarie al CD.

Domanda da indovino: secondo te è questo il modo in cui ascolteremo la musica nel futuro, anche prossimo, oppure difficilmente rinunceremo all’idea di avere un supporto e soprattutto alla proprietà dei brani?

Se si deve trarre una lezione da quello che abbiamo visto finora, anche in altri ambiti, risponderei senza esitazione che sì, anche in futuro ascolteremo in streaming. Tutto è molto legato alla pervasività delle connessioni landline o wireless, se Internet è ovunque non si vede perché non dovrei accendere Spotify invece di mettere su un CD. Del resto abbiamo anche smesso o quasi di inviare fax o di usare il telefono fisso. Come dicevo prima, il numero di persone che amano poter dire di “possedere” la propria musica è ancora molto elevato e negli ultimi anni c’è addirittura un ritorno di appassionati di dischi in vinile (con effetti comici perché molto spesso la musica viene da master digitali mal convertiti in analogico e la presunta qualità del microsolco va a farsi benedire, restano solo i fruscii). Ci saranno per forza delle nicchie di “giapponesi nella giungla del policarbonato o del vinile”, ma i consumi in streaming continuano ad aumentare come penetrazione e anche la consapevolezza degli utenti cresce, Spotify e compagnia bella hanno il loro miglior successo nel consumo via smartphone.

L’idea che siano i servizi online a scovare la musica che potrebbe piacerci al posto nostro, non ci toglie un po’ il gusto della ricerca e, in alcuni casi, della scoperta casuale, tipo “serendipità”?

Capisco molto bene il senso della domanda e in parte sono d’accordo. Per citare ancora una volta Deezer la “discovery” secondo loro è la chiave di tutto perché la scoperta di nuovi generi e artisti giustifica l’interesse a creare generi e artisti sempre nuovi, alimenta il motore della creatività. Bisogna sempre distinguere quelle che sono funzioni di recommendation puramente basate su algoritmi e discovery guidata da redazioni di esperti e curatori (o un misto tra le due cose, stile Deezer appunto). L’algoritmo puro è una strategia scelta da servizi italiani recenti come Mentor.fm o Smarfle. Servizi come Serendip fanno addirittura leva sul concetto di serendipità per attirare nuovi adepti su piattaforme di “social discovery”. Anche qui le lezioni del passato forse servono: storicamente i servizi che pretendevano di dare tutto il controllo a singoli consumatori, immaginando che tutti avrebbero avuto voglia di esplorare, cercare, inseguire, non hanno avuto un grande successo. Siamo tendenzialmente pigri e se proprio non siamo appassionati e non abbiamo una mentalità da collezionista, forse un buon suggerimento che ci arriva dall’esterno finisce per avere un risultato più gratificante rispetto a un “questo l’ho trovato io” che molti si stufano presto di praticare. Tutto dipende naturalmente dall’efficacia del modello di recommendation adottato.
Io tendenzialmente amo molto l’approccio del cured content, dell’esperto che mi guida e mi dà consigli, ma appartengo a una minoranza di consumatori impegnati (soprattutto di certi generi musicali). In campi musicali recenti dove sono molto, molto ignorante, mi trovo spesso ad ascoltare in streaming brani di gente di cui non sospettavo l’esistenza ma che mi coinvolgono. Per mia natura preferisco quando il consiglio arriva da una stazione radio intelligente, ma è sempre più facile che l’ascolto avvenga su Spotify o Rdio e compagnia bella.

Ultima cosa: secondo te esiste davvero l’esigenza di usare i servizi di cloud music, di avere tutta la propria musica sempre a disposizione o è solo una “moda” passeggera?

È un po’ quello che si è detto prima: il cloud storage in generale sta prendendo molto piede, forse inizialmente più per rendere più agevole attività lavorative che ormai coinvolgono l’uso di più dispositivi e più sedi di lavoro. Negli ultimi anni abbiamo imparato ad avere molta più familiarità con il concetto di “archivio” personale, quando abbiamo scoperto che sul PC potevamo tenere di tutto. iTunes ha definitivamente imposto questo concetto. Tanto è vero che prima della grande affermazione degli smartphone c’è stato l’avvento di una tipologia di prodotto, il NAS domestico, che veniva incontro proprio all’esigenza di chi voleva avere il pieno controllo della sua multimedia-teca. Poi però dal PC siamo passati alla metafora dello smartphone e sempre di più il concetto di archivio perde fisicità. Lo smartphone avrà per definizione una memoria locale non infinita e contemporaneamente sarà sempre più un device isolato rispetto ad accessori come dischi esterni e NAS. Il NAS naturale (perdonate il bisticcio) dello smartphone è il cloud storage. Mi sentirei quindi di dire che se il cloud storage dovesse risultare come una moda passeggera sarà perché lo smartphone stesso sarà una moda passeggera. Anche qui, la tendenza storica ci insegna che le varie tipologie di memorie fisiche tendono ad avere una vita finita, cose come il floppy disc, che è addirittura sparito per evidente obsolescenza rispetto alle capacità necessarie, e persino i CD-ROM e i DVD spariscono dal radar mentale di molti utenti, anche di PC desktop. Credo che la praticità del cloud storage sarà sempre più un dato di fatto, nei vincoli imposti dalla disponibilità di connettività (ancora oggi basta andare in vacanza al mare e la musica te la devi portare sulla chiavetta o nella memoria del cellulare). Un altro fattore che oggi viene un po’ trascurato è l’evoluzione delle memorie fisiche, flash o ottiche che siano. Quando le schedine del formato microSD o simile avranno un Terabyte di capacità e costeranno cinque dollari, è anche possibile che uno si faccia un po’ di copie che saranno sempre accessibili con i vari cellulari che ha in tasca, con l’idea (magari illusoria) che in questo modo potrà sempre avere a disposizione tutto. Ma il cloud storage manterrà i suoi vantaggi “gestionali”, con aspetti come la sicurezza e l’availability demandati ad altri: tutto alla fine sarà legato alla capillarità delle connessioni.

Microsoft regala centinaia di eBook

Da qualche anno Microsoft regala eBook: i titoli disponibili sono ormai 300, nei formati classici come ePub, PDF e Mobi. La notizia è che questi libri sono stati scaricati un numero impressionante di volte: 3,5 milioni di download!
Di che cosa si tratta? Sostanzialmente di titoli di approfondimenti, manuali e passo a passo, su singoli servizi e prodotti – da Windows 8.1 a SharePoint, da Office 365 a OneNote e altro ancora – tutti in lingua inglese. Per scaricarli collegatevi all’indirizzo Web http://ligman.me/1oJW7v0. Corrisponde alla pagina di Eric Ligman, Microsoft Senior Sales Excellence Manager: colui che si occupa di collezionare e rendere disponibili tutti i titoli.

10 libri indispensabili per capire la tecnologia

Nel corso di questi anni ho letto e recensito moltissimi libri ed eBook a tema tecnologico. Ho deciso di selezionare i dieci, saggi e manuali, che secondo me non dovrebbero mancare nella libreria di chi vuol comprendere la tecnologia e i suoi più recenti sviluppi, anche in ambito business.

1. La coda lunga – Chris Anderson
Il libro che spiega come cambiano i mercati con l’esplosione del digitale.

2. La quarta rivoluzione – Gino Roncaglia
Per chi vuole capire il fenomeno eBook.

3. Fai di te stesso un brand – Riccardo Scandellari
Tutti – non solo chi lavora in Rete – devono comprendere che cos’è il personal branding.

4. Steve Jobs – Walter Isaacson
La biografia autorizzata del fondatore di Apple, una (controversa) leggenda del nostro tempo. Evitate pure il film.

5. Manuale del buonsenso in Rete – Alessandra Farabegoli
Fare business senza usare la Rete non è più possibile.

6. La fisica del futuro – Michio Kaku
Guardare al futuro per capire il presente. Testo interessantissimo.

7. L’estinzione dei tecnosauri – Nicola Nosengo
Una carrellata degli oggetti non più in uso perché obsoleti. Quali saranno i prossimi?

8. Le nuove professioni del Web – Giulio Xhaet
Quali saranno i mestieri che faremo nel prossimo futuro?

9. Social Media ROI – Vincenzo Cosenza
L’importanza dei social media nel business.

10. Upgrade your life – Gina Trapani
Tanti piccolo e grandi trucchi per migliorare la propria vita digitale.

Questa lista, come tutte le liste, è ovviamente parziale. Quali altri libri aggiungereste?

Le mie interviste per il sito Ecoista.it

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Ecoista

A settembre uscirà il mio prossimo libro: “Non mi piace – Il contromanuale di Facebook” per Ledizioni – LediPublishing. Ne ho anticipato alcuni temi (soprattutto che cosa NON fare su Facebook) in una chiacchierata con il sito Ecoista.it. Scarica le tre interviste in un unico PDF.

I 10+ libri che mi hanno cambiato la vita

In questa pagina trovi l’elenco dei 10 (e più) libri che mi hanno cambiato la vita. È doverosa una precisazione: non sono i più belli (praticamente non trovi romanzi), anzi: sono quei testi che hanno avuto un reale impatto, per esempio perché hanno ispirato la mia tesi o mie iniziative professionali, o mi hanno fatto cambiare idea o, per essere pomposi, hanno dato un senso alla mia vita. Insieme al titolo trovi anche la motivazione della scelta.

Qui trovi il video dove ci metto la faccia e motivo le mie scelte:

Ultima nota: le cover, per i testi stranieri, sono delle edizioni originali, ma il link Amazon è della versione italiana. Buona lista!

1) Come trattare gli altri e farseli amici – Daniel Carnegie

Come può un libro del 1936 essere ancora un best seller? Quando l’ho letto, l’ho capito subito: perché andrebbe fatto leggere in tutte le scuole (avrei voluto leggerlo anche io vent’anni prima).

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2) Il deserto dei tartari – Dino Buzzati

Perché se lo leggi a 20 anni, poi ti dai una mossa. A me è successo.
Uno dei guru inseriti in questa particolare lista,
 Nassim Nicholas Taleb, ha scritto riguardo a questo libro:

“Deserto dei tartari” di Dino Buzzati è il libro più significativo che io conosca. Nessun altro libro ha mai avuto su di me lo stesso effetto, e non avrei mai potuto immaginare allora (quattrodicenne) che avrei poi trascorso, come Giovanni Drogo, la mia vita professionale affascinato dall’evento casuale che avrebbe giustificato a posteriori tutta la mia esistenza. Per me l’invasione dei tartari assume la forma del Cigno nero, l’evento estremamente raro che nessuno si aspetta, ma che io ho atteso ogni giorno.

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3) La vita quotidiana come rappresentazione – Erving Goffman

Perché ha ispirato la tesi di laurea (in download libero qui). Altrettanto importanti per la mia tesi sono stati i libri di Sherry Turkle (The second self), Marc Augé (I nonluoghi) e Howard Rheingold (Le comunità virtuali).

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4) Manuale di organizzazione per gente disorganizzata – Douglas C. Merrill

Perché, seppur brutto, ha ispirato “Vivere nella nuvola” ed è stato il primo libro che anni fa presentai in TV :

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PS: Questo libro di Merrill ha vinto il ballottaggio con un testo molto interessante: “Partire dal perché” di Sinek. In dubbio se leggere uno o l’altro? Tutta la vita quello di Sinek!

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5) Il nome della rosa – Umberto Eco

Perché ha innescato la dipendenza da romanzi storici. Ma di Eco potrei citare un’altra mezza dozzina di testi.

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6) La svastica sul sole – Philip K. Dick

Dopo un’adolescenza devastata dai robottoni dei cartoni giapponesi, incontrare un vero romanzo di fantascienza – o meglio ucronico – mi sconvolse. Da lì iniziai a leggere tutto Dick e, a ruota, sono venuti poi Asimov, Crichton, Clarke, Heinlein e compagnia scrivente.

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7) Il gene egoista – Richard Dawkins

Perché anche gli atei hanno la propria bibbia.

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8) Il business diverte – Richard Branson

Nel momento in cui stavo per abbandonare la vita del dipendente e abbracciare (stretta mortale?) la partita IVA, mi è capitato tra le mani questo libro sulla storia del fondatore di Virgin (e di mille attività imprenditoriali). Non la migliore biografia mai letta (figuriamoci: “Open” di Agassi e “Steve Jobs” di Walter Isaacson sono decisamente su un altro pianeta), non il personaggio più simpatico in circolazione, ma sicuramente di ispirazione per chi vuole fare del lavoro e del business una passione. O meglio, il contrario.

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9) Il cigno nero – Nassim Nicholas Taleb

Ognuno ha il guru che si merita. Ce ne sono parecchi in giro: posso citare il Seth Godin della mucca viola, il Vogler del viaggio dell’eroe o lo Zygmunt Bauman della società liquida, ma questo libro di Taleb mi ha veramente fatto conoscere una mente superiore e che cosa si intende per pensiero laterale.

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10) Le armi della persuasione – Robert Cialdini

Piazzo Caldini ovunque: nei corsi di comunicazione e di negoziazione, su Facebook e Linkedin, nelle mail e nelle presentazioni. È un’ossessione.

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Questo libro ha vinto il ballottaggio con “La spinta gentile” di Thaler, perché ho una sfrenata passione per la psicologia, e “La scrittura ipnotica” di Joe Vitale, fondamentale per il mio lavoro di Web writing:

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BONUS) Andy Warhol era un coatto – Tommaso Labranca

È il libro fondamentale per capire (e perché no? – amare) il trash. Dopo averlo letto, moltissimi anni fa, iniziai una sempre più pazzesca partecipazione al newsgroup IT.ARTI.TRASH.
Per scaricare il libro, fai clic sulla cover.

Fai clic sulla cover qui sotto per scaricare il libro di Labranca: