Ci siete cascati?
[Attenzione: articolo del 2004, ma link verificati nel 2014]
Una e-mail narra una storia da non credere. Appunto: da non credere…
“Mio cugino mi ha detto che se metto un CD sul lunotto posteriore della macchina, gli autovelox non funzionano”. Forza, su, alzi la mano chi non ha mai sentito questa storia! E si faccia avanti anche chi non è mai venuto a conoscenza di queste altre: la vicenda del tizio che è stato rapito e, il giorno dopo, si è trovato in un fosso senza un rene; o la storia degli spacciatori di figurine “condite” con LSD; o le vipere “paracadutiste”; o la scritta “Dio c’è” sui cartelli autostradali che annuncerebbe la presenza di spacciatori al successivo autogrill; o il professore che scaglia il libretto universitario dalla finestra; o le lamette sugli scivoli degli acquapark; o del cocktail Coca Cola più aspirina che sarebbe allucinogeno; o ancora la macabra avventura del tizio che dopo un incidente in moto (o in bicicletta) si è alzato, poi s’è tolto il casco, e la testa gli s’è aperta in due…
Potremmo continuare all’infinito, anzi, addirittura potremmo inventarci una di queste storie di sana pianta. Mah, vediamo: la sapete quella del tizio che ha acceso il computer e si è accorto di avere un virus perché, invece dei soliti beep di errore del BIOS, una voce metallica gli gridava “Sono un virus! Hai dieci secondi per spegnere il computer prima dell’autodistruzione!”? No, non l’avete mai sentita? Beh, fate un esperimento: raccontatela a qualche amico. Scommettiamo che dopo qualche settimana ve la ritrovate in posta elettronica, arricchita di incredibili e fantascientifici particolari? Garantito.
Perché è proprio questo lo scopo delle “leggende metropolitane”, delle “bufale”: diffondersi il più possibile. Non importa che la storia sia verosimile (anzi, non deve essere mai “normale”, altrimenti che gusto c’è a raccontarla in giro?) ma nemmeno che sia vera: non importa che ci siano prove, testimonianze, documenti che suffraghino la storiella. È sufficiente che venga raccontata, basta che instilli almeno un piccolo dubbio: “Ma è se è successo davvero?”. Molte leggende prendono spunto dalla realtà, da fatti di cronaca, ma altre sono vere e proprie barzellette, altre ancora hanno origine più nobile, addirittura letteraria.
Anatomia della bufala
Qualcuno diceva che per dare credito a una storia, basta sussurrarla in un orecchio. Ecco il primo punto comune di tutte le bufale: la storia non è mai stata vissuta in prima persona dal narratore. Tanto che Jan Harold Brunvand, un professore dell’Università dello Utah e uno dei maggiori esperti di folklore americano, ha coniato l’acronimo Foaf (“Friend of a friend”, amico dell’amico), per indicare la persona cui capitano tutte queste incredibili vicende. In Italia, generalmente, il narratore fa riferimento a un fantomatico cugino, che gli ha raccontato questo e quello. Del resto, il grado di parentela dovrebbe svolgere un ruolo di garanzia. Il problema è questo: o tutti hanno lo stesso cugino, o qualcosa non torna.
I contenuti sono, ovviamente, il pezzo forte delle leggende metropolitane. Alcuni studiosi hanno rilevato che un’attenta analisi della “trama” delle varie storie, può rivelare una sorta di “morale”, che permette di ottenere informazioni riguardo le paure inconsce che affliggono la gente in un determinato momento storico. Negli anni ’80, quando l’AIDS si rivelò come la peste del ventesimo secolo, circolò la storia di quel tizio che, dopo una notte di passione con una sconosciuta, trovò scritto sullo specchio del bagno: “Benvenuto nel mondo dell’AIDS!”. Chiaramente i tempi cambiano, e con essi devono aggiornarsi anche le storielle, per poter reggere il confronto con nuove realtà, ma soprattutto con un pubblico diverso. Non a caso, qualcuno ha parlato di una darwiniana “evoluzione della specie delle bufale”.
Oltre al protagonista e ai contenuti, il terzo elemento fondamentale di queste storie è il metodo di diffusione. Sempre per via orale, finora; e sempre negli stessi posti: bar, discoteche, scuole e via dicendo. Adesso, con l’imporsi dei moderni mezzi di comunicazione, le leggende metropolitane hanno trovato un nuovo e fertile terreno per riprodursi, diffondersi, arruolare nuovi “messaggeri” e conquistare nuovi canali di diffusione; ma soprattutto un’audience più ampia, planetaria.
Le bufale mediche e alimentari
Le “hoax” (termine inglese per definire le bufale) che circolano on-line sono centinaia, e sono talmente riconoscibili che abbiamo provato addirittura a catalogarle. Nelle pagine che seguono, infatti, vi presentiamo diversi tipi di leggende metropolitane, prendendo in considerazione quelle più diffuse: mediche e alimentari, tecnologiche e, tanto per farci quattro risate, quelle divertenti.
Cominciamo, quindi, da quelle mediche. Per rendere credibile una bufala, non c’è niente di meglio che far leva sul buon cuore o sul senso civico degli ascoltatori. Parlare di bambini malati, persone in fin di vita, incidenti stradali mortali dei quali si cercano i responsabili e via dicendo, è un ottimo mezzo per catturare il lettore. In questi casi, però, il confine tra bufala e truffa è assai sottile, visto che spesso si è invitati a inviare dei soldi. Va detto, comunque, che il solo fatto di dover mettere mano al portafogli, può far sorgere qualche dubbio.
Molto peggio sono le informazioni false che diffondono inutilmente terrore, e non solo negli ipocondriaci. Una delle bufale che ha avuto più credito negli ultimi anni è quella dei deodoranti (e in particolare degli antitraspiranti) che causerebbero il cancro al seno. Questa falsa notizia, diffusa via e-mail, è stata smentita addirittura dalla “American Cancer Society”.
Qualcuno di voi ha ricevuto via posta elettronica una presentazione di PowerPoint in apparenza estremamente utile e intelligente: dava dei suggerimenti su come comportarsi in caso di infarto. “Basta semplicemente tossire”, c’era scritto. Non solo questa è un bufala vera e propria, ma può essere anche un messaggio molto pericoloso, perché seguire quei finti consigli può addirittura peggiorare la situazione. La smentita è venuta direttamente dal “Rochester General Hospital”, citato proprio nella bufala.
In questa particolare categoria inseriamo anche i messaggi di carattere alimentare che diffondono false notizie riguardo prodotti commestibili e cibi in genere. Una delle più famose riguarda le famose gomme da masticare “Big Babol”: sarebbero fatte con fegato, ossa, code, pelo pressato e grasso di topo. Ciò spiegherebbe la possibilità di fare palloncini così grossi. Niente di più falso.
Sicuramente avrete sentito parlare dei cani trovati nelle celle frigorifere di alcuni ristoranti cinesi della vostra zona: ci risiamo, altra bufala. Gli “orrori alimentari” sono sempre in voga, e non hanno risparmiato gli hamburger, la Nutella, il brodo di dado e la carne in scatola. Vi risparmiamo i disgustosi particolari.
Le bufale tecnologiche
Dopo quelle mediche e alimentari, quelle che hanno maggior diffusione e credito sono le bufale tecnologiche. Forse perché inviate via e-mail e cellulare (quindi giocano in casa…), o forse perché ormai siamo tutti più o meno dipendenti dalla tecnologia, queste storielle attecchiscono con estrema facilità. Partiamo dalle bufale informatiche, che fanno leva sulla paura dei virus da parte degli internauti. Chi di voi non ha mai avuto il dubbio di dover eliminare file di Windows quali “Jdbgmgr.exe” o “Sulfnbk.exe”? Del resto, il messaggio non lascia scampo: se trovate quei file sul disco fisso, siete infetti: cancellateli! Beh, peccato che quei due file devono esserci, visto che sono parte integrante del sistema operativo. Jdbgmgr.exe, in particolare, è il programma “Microsoft Debugger Registrar for Java”; Sulfnbk.exe, invece, è un piccolo programma che ha il compito di gestire i nomi di file più lunghi di otto caratteri in determinate versioni di Windows.
Come dicevamo all’inizio, le bufale si adeguano ai tempi. Poteva quindi rimanere immune il fenomeno del peer to peer? Certo che no: nei mesi scorsi moltissimi utenti hanno ricevuto un messaggio di posta, in inglese, che li informava del fatto che l’FBI aveva preso nota del loro indirizzo IP, visto che su quel computer si svolgeva un traffico illegale di MP3 e programmi piratati. Oltre a essere una bufala, quel messaggio trasportava, in allegato, un bel virus. Assolutamente da non aprire.
È rimasto vittima delle hoax informatiche anche il celebre motore di ricerca Google. Un messaggio, infatti, informava che i suoi server erano stati infettati, e che sarebbero stati contagiati anche tutti gli utenti che vi si collegavano. Siamo al limite della fantascienza.
Oltre ai computer, anche i telefoni cellulari ben si prestano a diventare protagonisti di storielle più o meno verosimili. Sarà capitato anche a voi di ricevere in posta un avvertimento di questo tenore: se un messaggio vi prega di chiamare il numero 0141455414, oppure vi chiamano da questo numero, non rispondete e non richiamate per nessun motivo; altrimenti vi verranno addebitati 50 euro di scatto alla risposta e 2,5 euro per ogni secondo di conversazione. Non c’è che dire, non proprio una tariffa “economy”. Peccato che quel numero non esista.
Riguardo i cellulari, le bufale crescono in ordine proporzionale alla diffusione dei terminali. Ormai non si contano più: “Hai vinto 500 euro di bonus, chiama il numero 899… per avere l’accredito del premio”; un virus cancella tutti i dati dei telefonini; gli squillini dei cellulari si pagano; “Vincerai un cellulare nuovo se inoltrerai questo messaggio!”. Serve ribadire che non c’è nulla di vero?
Le bufale divertenti
Sebbene ormai molti sappiano che quelle mediche e tecnologiche siano palesemente delle storie inventate, c’è poco da stare allegri: molti continuano a cascarci. Esiste un caso, però, in cui crederci può provocare un solo effetto collaterale: una sana risata. Sono le bufale che definiamo divertenti, e quindi innocue. Quella più famosa, a livello italiano, è certamente la bufala del discorso del fantomatico sindaco di Palomonte. In quel discorso, anzi sproloquio, si va oltre l’immaginazione di Palmiro Cangini, l’“assessore” di Zelig. Godevi il discorso all’indirizzo www.potanogiollo.it/sindaco_di_palomonte.htm.
Divertente o meno, vi proponiamo un’altra bufala da antologia. Vi ricordate la canzoncina “Asereje” delle spagnole Las Ketchup che è stato il tormentone di qualche estate fa? Beh, sappiate che qualcuno ha insinuato che il testo conteneva versi satanici. Ma ce le vedete le tre sorelline iberiche che inneggiano Lucifero?
A proposito di misteri che, a ben vedere, sono assolutamente ridicoli, vi lasciamo con un interrogativo. Ma è mai possibile che da una stessa quartina di Nostradamus si possa prevedere qualsiasi avvertimento, dall’11 settembre alla vittoria del campionato di serie A? Forse col senno di poi, è abbastanza facile.
Insomma, che vi piaccia o no, le bufale ci sono sempre state e sempre esisteranno. Forse perché farne senza sarebbe triste. Perché togliere la soddisfazione a qualcuno di credere che l’uomo non è mai andato sulla luna (ma sbarcò in uno studio cinematografico), che Elvis Presley è vivo e se la spassa su un’isola deserta (con Jimi Hendrix?); o ancora che uno studente, come svolgimento del tema “Cos’è, per te, il coraggio?”, scrisse semplicemente: “Questo.” (chiaramente, in tutte le varianti della storia, prese il massimo dei voti…)
L’importante è che, quando durante una cena tra amici la conversazione languirà, potrete sempre raccontare una delle storie lette in queste pagine. Se non altro, catturerete l’attenzione della platea. Questa, fidatevi, non è una bufala.
Risorse on-line (link tutti attivi, verificati nel 2014)
www.leggendemetropolitane.net | Il Portale Italiano dedicato alle leggende metropolitane e al folklore urbano. Imperdibile |
http://leggende.clab.it | Centro per la raccolta delle voci e delle leggende contemporanee |
http://attivissimo.blogspot.it/p/indice-delle-indagini-antibufala.html | Il più famoso cacciatore di bufale della Rete: Paolo Attivissimo |
it.discussioni.leggende.metropolitane | I “cugini” si riuniscono quotidianamente, e discutono di leggende metropolitane su questo newsgroup |
www.museumofhoaxes.com | Il museo on-line che raccoglie i falsi, storici e moderni (in inglese) |
www.snopes.com | Una grande raccolta di bufale del mondo anglo-sassone (in inglese) |
http://urbanlegends.about.com | La più grande raccolta di hoax della Rete (in inglese) |
Come difendersi dalle bufale
Sebbene molte bufale siano immediatamente riconoscibili, altre che circolano in Rete richiedono un po’ più di attenzione. Di seguito, vi diamo qualche consiglio per riconoscere una hoax.
1. Generalmente la bufala non riporta alcuna fonte della notizia (se non il solito misterioso cugino o amico) e se c’è, è falsa. Basta controllare su un qualsiasi motore di ricerca.
2. Di solito non viene mai specificata la data della notizia, se non in termini molto vaghi.
3. Spesso si trova l’invito a diffondere la e-mail a più conoscenti possibile, rivelandosi poi una classica catena di Sant’Antonio.
4. A volte vengono allegate delle fotografie come prova. Spesso si rivelano dei fotomontaggi, in alcuni casi dozzinali.
5. Molti messaggi vi invitano a partecipare a collette, raccolte di fondi per salvare vite e via dicendo. Pensateci bene, prima di mettere mano al portafogli.