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Red Bull e la riprova sociale nei titoli online

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All’inizio della sua avventura Red Bull, con poco budget di marketing e comunicazione, è andata in ogni singolo cestino dell’immondizia a Londra, soprattutto nei pressi di locali ed eventi molto frequentati, e li ha riempiti con lattine vuote. Questo ha creato la percezione che ci fosse una domanda enorme per un prodotto sconosciuto. Hanno sfruttato la riprova sociale. Come la si usa nei titoli online?

Il mio libro sui titoli online

Ho scritto per Editrice Bibliografica il primo titolo in italia… sui titoli online. Si chiama Questo titolo spacca:

[VIDEO] Cinque esempi di titoli… sexy

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In questo video parlo di titoli online, a partire dal mio libro “Questo titolo spacca”. Parto dal ragionamento sulla legge tre S del giornalismo – sesso, sangue e soldi – di Axel Springer: il giornalista tedesco era convinto che la carta stampata si reggesse su questi tre temi ancestrali. Elenco un esempio osceno e cinque esempi virtuosi d’uso elegante della S del sesso.

Puoi acquistare il libro su Amazon:

[VIDEO] Le risate finte dai Jefferson a The Big Bang Theory e i titoli online

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Come sfruttare il bandwagon effect – o effetto gregge o anche riprova sociale – per rendere più potenti i titoli: tre esempi.

Cultura e digitale: come i classici e il pop aiutano a capire Web e social

Per vedere altri video su come classici e cultura pop possono spiegarci il mondo del digitale, fai clic qui.

Web writing: 10 trucchi per scrivere il titolo perfetto

Quando ci sono milioni di articoli pubblicati ogni giorno, su ogni tema, come si può far emergere un articolo dai tantissimi che affollano la rete? Il discorso è lungo e coinvolge mille variabili, ma in questo caso ci soffermeremo su un aspetto specifico: realizzare un titolo efficace. Insieme all’immagine che accompagna l’articolo, è questo che fa la differenza fra un contenuto che viene letto e condiviso e un altro, magari anche migliore, ignorato da tutti. Possiamo dire che in quelle poche parole che compongono l’headline (11-13, per un totale di 80/90 caratteri sembra essere la “misura” ottimale) sono alla base di tutto e proprio per questo motivo non bisogna aver paura di investire parecchio tempo su come ottimizzarlo al meglio.

Ma cosa rende efficace un titolo? Sintetizzando molto, sono tre i parametri più importanti:

  • Chiarezza: deve sintetizzare in pochissime parole il quid dell’articolo, dare un motivo per leggerlo
  • SEO: alcune parole sono più efficaci di altre per intercettare le ricerche online, e bisogna sempre tenerne conto quando si scrive la headline
  • Sintesi: evitare giri di parole inutili. Più si è asciutti, più si è efficaci. A patto di non essere tanto sintetici da risultare incomprensibili

Tenute a mente queste fondamentali basi, ci sono una serie di accorgimenti che possono essere adottati per cesellare quella manciata di caratteri che compongono il titolo, così da renderlo più intrigante per il lettore e ottenere più clic rispetto a una headline generica.

1 Usa liste numerate

Le persone sono affascinate dalle liste, amano leggerle e si fanno incuriosire facilmente e di conseguenza è sempre meglio indicare un numero specifico. “Le 3 pizze più buone di Milano” sarà più efficace di “Le migliori pizze di Milano”. Così come “10 consiglio per ottimizzare il profilo social” funziona meglio di “Come ottimizzare il profilo social al meglio”. Ovviamente, va usato solo quando possibile, ma tenere a mente questo aspetto ci aiuterà anche durante la stesura del pezzo stesso a trovare la chiave migliore per scriverlo.

Le liste sono così ricorrenti (ed efficaci) nei titoli che fanno storia a sé, tanto da meritare una categoria: i pezzi con degli elenchi si chiamano “listicle”.

2 Sii negativo, qualche volta

Usare un approccio negativo, talvolta, porta risultati superiori rispetto a un tono più positivo o, peggio, neutro, Questo per il negative bias (bad news is a good news!). Negatività non significa criticare o usare parole forti, sia chiaro, ma fare titolo come “Gli errori da evitare assolutamente su LinkedIn”. O, meglio ancora, “I 5 errori da evitare assolutamente su LinkedIn”.

Anche la paura di perdere qualcosa ha a che fare con i bias:

3 Parla al pubblico di riferimento

La maggior parte degli articoli è studiata per un pubblico specifico, non adatta a un’audience generalista. A volte si fa l’errore di voler essere troppo inclusivi, di voler parlare a tutti per non rischiare di tagliarsi fuori una fetta, ma è sempre meglio essere molto specifici sulle persone a cui è indirizzato il pezzo. Un titolo generico come “I pericolo dello sharenting” (mio tema d’elezione, tra parentesi) in tal caso potrebbe diventare “Pericolo sharenting: come devono comportarsi fare mamma e papà online?”.

4 Hai un brand? Valorizzalo!

Molte aziende, soprattutto quelle di dimensioni più contenute, tendono a essere “timide” e a non valorizzare il proprio brand nella loro comunicazione. Si tratta di un errore, che rischia di far perdere di efficacia il messaggio, soprattutto negli snippet dei titoli.
Pensando all’esempio pratico di un una ditta immaginaria, Soldi&Denari (nome ovviamente inventato), che offre consulenze fiscali:  è più efficace qualcosa del tipo “Come far fruttare i tuoi risparmi” o “I consigli di Soldi&Denari per far fruttare i tuoi risparmi”? La seconda è più efficace, e può essere ulteriormente migliorata con ““10 consigli da Soldi&Denari per far fruttare i tuoi risparmi”, come visto al punto uno. Chiaramente va evitata l’autoreferenzialità, tipo Maradona che parlava di sé in terza persona.

5 Le dimensioni (cioè il numero di caratteri) contano

Come accennato all’inizio, il numero di caratteri e di parole è importante: secondo alcuni dovrebbe essere di 60-80 caratteri circa, per 11/13 parole (ma è un dato che varia in qualche misura). Non devi impazzire a limare caratteri, assolutamente, ma c’è un aspetto molto importante da considerare: quando l’articolo viene visualizzato nella ricerca, o condiviso sui social, non dovrebbe essere troncato. WordPress (così come gli strumenti di advertising di Google e dei social network) mostra sempre un’anteprima di come verrà visualizzato lo snippet: basati su quella per controllare che non vengano eliminate parole e che la headline sia ben leggibile.

Attenzione. Per avere la certezza che il tuo titolo non venga tagliato, per esempio in Google News o nei programmi di posta in caso di newsletter, il consiglio è quello di stare sotto ai 65 caratteri:

6 Ama la sintesi

Essere sintetici, soprattutto quando si scrive, non è facile, ma bisogna abituarsi a essere il più essenziali possibili, in particolare per quanto riguarda i titoli. Un ottimo spunto arriva dai quotidiani, quelli cartacei: i titolisti devono lottare col poco spazio a disposizione e hanno imparato a eliminare qualsiasi cosa di troppo pur di esprimere il concetto in uno spazio tanto ristretto. Pensa a un ipotetico ristorante specializzato in cucina low & slow americana: ti attirerebbe di più se le headline della sua homepage fosse “Da BrisketMaster cuciniamo le migliori ricette americane rispettando la tradizione: da noi puoi trovare brisket, pulled pork e costine St Louis fatti rispettando la tradizione” oppure “BrisketMaster cucina USA: brisket, pulled pork e ribs cucinati dai migliori pitmaster”? Hai detto la seconda? Siamo perfettamente d’accordo!

Un consolidato trucco per accorciare i titoli è quello di usare frasi nomali, vale a dire senza verbi. Non “Domani è previsto lo sciopero nazionale di 4 ore”, bensì:

7 – Fare domande nel titolo? Assolutamente sì!

Spesso girare un titolo da affermazione in domanda può aumentare l’engagement, attirare più click. E, soprattutto, aiuta le ricerche. Sono in tanti a usare come chiavi frasi in linguaggio naturale, tipo “Come formatto il computer?” o “Come si ottiene lo SPID?”, e questo è un ottimo motivo per riprendere le domande nel titolo. Cose del tipo “Non si accende PC? Ecco le 5 cause più comuni e le soluzioni”.

8 Attenzione ai superlativi

Non devi rinunciare a usarli, e non c’è nulla di male, ma il troppo storpia. Se hai un ristorante che viene riconosciuto come punto di riferimento, non c’è niente di male a scrivere qualcosa come “Da Giangi il miglior tapulone di tutto il Piemonte”. Certo, se ogni titolo che produci tutto è perfetto, straordinario, sbalorditivo, imbattibile, impareggiabile sarà facile insospettire il pubblico.

9 – Non fregare il lettore

Il titolo deve essere correlato al contenuto: in certi casi si scrivono titoli pensando solo all’ottimizzazione SEO, tanto che alla fine si perde di vista l’articolo a cui si fa riferimento, per arrivare infine a scrivere una headline magari perfetta, ma che c’entra poco con il contenuto. A rischio clickbait!

10 – Test A/B: la scienza applicata alla scrittura

Posto che non esistono trucchi magici per capire qual è il modo migliore per titolare, nel caso si scrivano headline per delle sponsorizzazioni su Google Ads o su Facebook (ma anche LinkedIn) c’è uno strumento utilissimo per fare esperimenti in maniera scientifica: i test A/B. L’approccio è quello che usano i ricercatori quando devono testare un farmaco: si dividono i pazienti in due gruppi identici per caratteristiche e a uno si somministra la cura, all’altro un placebo. Nel caso degli adv, ci saranno semplicemente due inserzioni leggermente diverse. Se vuoi capire quale fra due titoli funziona meglio, fai un test A/B tenendo identico tutto tranne il titolo e avvia la sponsorizzazione. Gli algoritmi invieranno le due creatività con la stessa frequenza a gruppi di utenti dalle medesime caratteristiche: se uno dei due performa MOLTO meglio dell’altro, allora è più efficace. Differenze nell’ordine dell’1/2%, non sono statisticamente significative. Una volta individuato, blocca l’altra creatività e investi il budget su quella che porta i migliori risultati. Attenzione, però: se vuoi che un test A/B dia risultati affidabili, è meglio investirci qualche soldino. I risultati migliori si ottengono con set di dati ampi, nell’ordine del migliaio di clic.

Un video su come scrivere i titoli

Qui trovi un video su come scrivere i titoli:

Il mio libro sui titoli online

Ho scritto per Editrice Bibliografica il primo titolo in italia… sui titoli online. Si chiama Questo titolo spacca:

 

Titoli online e bias cognitivi

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Il video parte da un verso de “La nuvola bianca” degli Afterhours:

C’è qualcosa dentro di te che è sbagliato e ci rende simili

Parto da qui per parlare di bias cognitivi (costrutti fondati su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie) per capire come vengono sfruttati nei titoli online. I bias che prendo in considerazione sono cinque:

  • semplificazione
  • riprova sociale
  • avversione alla perdita
  • framing
  • negative bias

Buona visione:

Cultura e digitale: come i classici e il pop aiutano a capire Web e social

Per vedere altri video su come classici e cultura pop possono spiegarci il mondo del digitale, fai clic qui.

[VIDEO] I 10 titoli di libri più brutti di sempre

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In questo video della serie “Cultura e digitale” prendo spunto da una citazione di Schopenauer per mostrare i libri più brutti di sempre, per titolo e cover:

Alla fine parlo del mio testo per Editrice Bibliografica:

 

 

L’arte di scrivere l’oggetto di una mail: l’intervista a Carlo Brena

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Carlo Brena si occupa, dagli anni Novanta, di comunicazione nel mondo dello sport e dell’outdoor per aziende del calibro di Garmin, Trek, Selle Italia, Santini, Compex ed enti del turismo montano come Carinzia, Arabba, Asiago e Livigno grazie alla sua azienda LDL COMeta:

“Siamo un ufficio stampa e spediamo una media di 15/20 comunicati stampa alla settimana”.

Visto quando siano sommersi i giornalisti di comunicazioni del genere (personalmente non faccio più il giornalista da quasi dieci anni e me ne arrivano una ventina al giorno), qual è la vostra strategia per attirare l’attenzione del destinatario?

“La mia strategia parte da una domanda: come catturare l’attenzione di un giornalista che riceve una mail al minuto e nessuna di queste vagamente… sexy?

Tutto si gioca tra MITTENTE – OGGETTO – TITOLO – SOMMARIETTO

Questa è il nostro standard (nato dalla mia esperienza di giornalista che riceveva e riceve decine di comunicati, dove spesso non si capisce chi scrive, di che materia, dove come e quando…). Alla fine ne abbiamo fatto uno stile, che ci è stato riconosciuto come un valore”.

In pratica qual è il trucco?

“Per ogni cliente modifico il mittente scrivendo il nome del BRAND seguito da (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta). Così il destinatario sa chi gli sta scrivendo (sono sempre io che scrivo ma parlo per conto di un altro). Nell’oggetto metto da subito il tema seguito da due punti”.

Qualche esempio?

“Eccone alcuni.

GARMIN (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
VACANZE: ecco il nuovo Camper 1090, il navigatore con lo schermo extra-large per la massima comodità e facilità di utilizzo durante la vacanza itinerante

GARMIN (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
MONITORAGGIO SATELLITARE: Garmin acquisisce le attività di GEOS Worldwide Ltd per offrire agli utenti inReach un servizio di soccorso ulteriormente potenziato

SELLE ITALIA (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
CICLISMO: Fabian Cancellara nuovo ambassador Selle Italia per una partnership che si estende alle iniziative della Locomotiva di Berna

ENDU (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
CICLISMO INDOOR: l’ultimo appuntamento del 2020 è alla PEDALITALY Trebbio Virtual Race, la gara on-line del 30 dicembre

Panasonic Air Conditioning (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
AIR CONDITIONING: la linea di unità di condensazione CO2 di Panasonic si arricchisce del nuovo modello da 7,5 kW

ENDU (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
CICLISMO INDOOR: il versante bresciano del Passo del Tonale teatro della sfida di Pedalitaly Xmas Pack 2020

GARMIN (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
SPORT: presentati i sei progetti sportivi vincitori dei Garmin Beat Yesterday Awards che vedranno la luce nel 2021

COMPEX (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
FITNESS: Ion e Molecule, le due novità smart per l’automassaggio firmate Compex

SANTINI (Press office by LDL COMeta)
TRIATHLON: per l’estate 2021 i body super aerodinamici firmati Santini

Se poi è un periodo speciale (Natale, Pasqua, festa della donna…) metto il tema seguito dai due punti:

CLIMBING TECHNOLOGY (Ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
NATALE: ai regali per chi ama arrampicare ci pensa CLIMBING TECHNOLOGY”.

Questo per i comunicati stampa, esistono altre tipologia di mail che inviate?

“Sì, se la mail è un invito, lo scrivo subito, così chi lo riceve capisce che si tratta di un evento o qualcosa del genere:

GARMIN (ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
INVITO – GARMIN: Beat Yesterday 2020, i sogni si possono realizzare – martedì 15 dicembre 2020, Milano

GARMIN (ufficio stampa a cura di LDL COMeta)
SAVE THE DATE – GARMIN: Beat Yesterday 2020, i sogni si possono realizzare – martedì 15 dicembre 2020, Milano”
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Quindi il trucco è che l’oggetto deve contenere delle informazioni chiare che attirino la curiosità…

“Già, e non è proprio così semplice. Se il destinatario supera questi due punti (MITTENTE e OGGETTO), arriva a leggere il TITOLO che deve contenere altre informazioni aggiuntive rispetto a quelle presenti nell’oggetto. E anche qui non sempre ci si riesce…”

Quanto deve essere lungo l’oggetto?

“Il titolo deve possibilmente essere lungo non più di due righe, in stampatello, bold, carattere 24/26… Poi dipende dallo stile grafico che vuole il cliente. Poi c’è il SOMMARIETTO che in 4/8 righe sintetizza il testo del comunicato”.

Un ultimo segreto?

“Segreti? Un bel dizionario dei sinonimi e un uso moderato di terminologia inglese.”

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Analizzare un titolo scientificamente con Headline Analyzer

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Fare un titolo efficace per un articolo da diffondere online non è banale, dal momento che bisogna tenere conto di due aspetti. Uno è relativo ai contenuti, alla capacità del titolo stesso di interessare il pubblico, mentre il secondo aspetto è prettamente tecnico: il numero di parole, l’equilibrio dei termini emozionali, comuni e delle Power Word, il sentiment e via dicendo.
Se dal punto di vista dello stile c’è poco da fare e bisogna essere creativi, sotto il profilo tecnico non mancano strumenti che analizzano la headline, il titolo, e restituiscono un punteggio che tiene conto dei tanti parametri che permettono di valorizzare al meglio il contenuto che si vuole promuovere. Uno degli strumenti più potenti è Headline Analyzer, che è gratuito (ma bisognerà cedere la propria e-mail) e funziona molto bene. Purtroppo, non supporta l’italiano, ma alcune delle ottimizzazioni che suggerisce non necessitano della comprensione della nostra lingua.

Headline Analyzer: un servizio gratuito che aiuta a valutare i titoli e suggerisce come renderli efficaci

Utilizzare Headline Analyzer è tanto semplice quanto fare una ricerca su Google. Basta andare all’indirizzo https://coschedule.com/headline-analyzer e inserire il titolo che si desidera venga valutato.

Il servizio è gratuito ma come ben noto a chi lavora nel settore del marketing… “quando qualcosa è gratis il prodotto sei tu”. Non a caso alla prima analisi verrà richiesto di inserire alcuni dati: nome e cognome, e-mail, azienda e sito aziendale. Non si tratta di una registrazione, non verranno richiesti login e password, quindi non è necessario mettere dati corrispondenti al vero.

Una volta date in pasto le informazioni, Headline Analyzer mostrerà un punteggio, generico, oltre a una serie di consigli su come poterlo migliorare. Il punteggio è molto basso? Non c’è bisogno di preoccuparsi: come già detto, viene riconosciuta solo la lingua inglese quindi alcuni parametri saranno a zero, non valutati, abbassando quindi lo score complessivo. Scrollando in basso, sarà possibile analizzare una a una le varie sezioni.

Word Balance

La prima sezione, Word Balance, sarà quella più disastrosa, se lo si usa per analizzare titoli in italiano. Un fatto scontato, dato che come anticipato non è in grado di comprendere altre lingue al di fuori dell’inglese. Vale però la pena di soffermarsi qualche minuto per capire come andrebbero scelte le parole per rendere un titolo il più efficace possibile. Secondo una serie di analisi condotte sui titoli che hanno generato più clic ed engagement, un titolo ideale3 dovrebbe avere un corretto bilanciamento fra parole comuni (Common), quelle che si suppone tutti conoscano e che costituiscono le base di una frase, parole poco comuni (Uncommon), quelle usate meno frequentemente nel parlato e nei testi, parole emozionali (Emotional), cioè aggettivi o termini che generano empatia con il lettore (come “emozionante”, “utile”, “intrigante”) e Power Words, cioè quei lemmi considerati più “potenti” sotto il profilo del marketing, in grado di attirare l’attenzione del lettore e spingerlo al clic. Esempio di Power Word possono essere “unico”, “sorprendente”, “un’affare”, “sconto” e, ovviamente, la più potente di tutte nel caso di prodotti i servizi: “gratis”.

Secondo gli autori di Headline Analyzer, un titolo efficace è così strutturato:

  • parole comuni: 20/30%
  • parole poco comuni: 10/20%
  • parole emozionali: 10/15%
  • Power Word: almeno una

Headline Type

Se scriviamo in italiano anche questo campo sarà poco utile, dal momento che qualunque cosa indicheremo verrà valutata come Generic, cioè un titolo generico. Quello che è importante sapere quando si realizza un titolo è che i titoli più efficaci sono rappresentati da domande (Es: “Come miglioro il mio profilo LinkedIn?”), liste (“I 10 profili più apprezzati su LinkedIn”) o tutorial (“Come migliorare il posizionamento nella SERP di Google”).

Sentiment

Anche in questo caso, non potendo interpretare l’italiano, il Sentiment verrà indicato come neutrale, indipendentemente da cosa abbiamo scritto. Per ottenere un maggiore engagement, però, un titolo dovrebbe esprimere qualche emozione, non necessariamente positiva. Sicuramente i messaggi rinforzanti piacciono alle persone, ma non meno di quelli “negativi”, non certo intesi come insulti, però: “Il regista XXX ha toppato: il suo ultimo block buster è inguardabile!” esprime un concetto negativo, ma attirerà le persone. Importante, poi, che l’articolo argomenti la critica: a parlare male, sono bravi tutti. Per fare critica, è necessaria competenza del settore.

Skimmability

Una voce che potremmo tradurre in italiano (terribile) con “scremabilità”. Il concetto da comprendere è semplice: le persone tendono a focalizzarsi sulle prime tre parole e le ultime tre di un titolo. Ecco che, idealmente, dovremmo sintetizzare il concetto in modo che sia comprensibile anche per chi “salta” la parte centrale. Non è necessario impazzire a cesellare frasi che funzionino, ma tenere conto di questo parametro quando si scrive una headline può aiutare a migliorare la leggibilità.

L’estensione per browser di Headline Analyzer

Headline Analyzer include anche ulteriori voci, che però non vengono visualizzate. Per accedere, sarà necessario installare il plugin per il browser cliccando sul pulsante. Si verrà riportati alla pagina del Chrome Web Store del plugin e cliccando su Aggiungi estensione verrà integrato col browser. Non è sufficiente installarlo, però, ma sarà necessario creare un account. Abbiamo già indicato in precedenza i dati, quindi dovremmo solo aggiungere una password.

L’estensione del browser eviterà di dover accedere al sito di Headline Analyzer per verificare la bontà di un titolo e ottenere punteggio e suggerimenti: basta un clic sull’icona dell’estensione per aprire una tab dove inserire il testo. Verranno date alcune indicazioni generiche e lo score, ma per avere un rapporto completo bisognerà digitare cliccare su Get Full Analysis, molto dettagliata, con tanto di grafici, suggerimenti e addirittura l’accesso a un dizionario dei sinonimi e contrari pensato proprio in ottica SEO. Come al solito, sempre in inglese.
Purtroppo, le analisi dettagliate non sono gratuite: dopo le prime tre, sarà necessario abbonarsi per avere ulteriori analisi, non proprio economiche. Parliamo di 10 dollari al mese per 5 analisi, 29 dollari mensili per 20 analisi e 49 dollari per 60 analisi. Certo, non sarà necessaria l’analisi approfondita di tutti i tanti parametri se non per quei pochi articoli al mese sul quale si vuole concentrare una campagna di comunicazione, o una pubblicità. Per i rimanenti, le informazioni date dall’analisi gratuita sono più che sufficienti, soprattutto se non si scrive per un pubblico che parla inglese.

Strumenti per ottimizzare le headline

Headline Analyzer è uno dei tool più efficaci per ottimizzare i titoli, ma non è l’unico. Chi usa WordPress come piattaforma, per esempio, probabilmente conoscerà Yoast SEO (https://yoast.com/wordpress/plugins/seo), disponibile sia in versione gratuita sia in quella Premium, che offre più opzioni. Yoast è molto utile perché, oltre al titolo, tende ad analizzare anche altri aspetti, come l’utilizzo delle keyword in tutto il post, il sottotitolo, i tag e via dicendo. Mancano completamente le valutazioni sul sentiment e altri aspetti semantici ed emotivi, ma è molto efficace dal punto di vista più tecnico, per le lunghezze, la frequenza ideale delle parole chiave e via dicendo. Il sistema a semafori è molto comodo ma bisogna usarlo con intelligenza: impazzire per cercare di avere tutti i semafori verdi non garantirà un titolo necessariamente migliore. E alcuni suggerimenti, pur basati sulle best practices suggerite, non necessariamente renderanno un titolo più efficace. DI contro, potrebbero facilmente rendere un testo illeggibile, perfetto forse per un motore di ricerca, ma inadatto ad attrarre l’attenzione di un essere umano, che alla fine è quello che si vuole ottenere.

Un altro servizio molto simile a Headline Analyzer Tool è Capitalize My Title (https://capitalizemytitle.com). Inserito il titolo, offrirà, senza registrazione, dei punteggi relativi ala leggibilità, al SEO e anche al sentiment, accompagnati da una serie di suggerimenti. L’interfaccia è meno bella a vedersi rispetto allo strumento analizzato in precedenza ma è molto funzionale.

Rimangono gli stessi problemi con il supporto a lingue che non siano l’inglese, ma è un limite comune alla stragrande maggioranza degli strumenti disponibili. Capitalize My Title, come suggerisce anche il titolo, ha un’altra funzione, a tratti banale, ma che in alcuni casi torna molto utile. Alcune testate, infatti, tendono a non seguire le regole standard dell’italiano (o dell’inglese) per le maiuscole, ma preferiscono usare un approccio meno corretto formalmente ma più efficace online, come scrivere tutto il titolo in maiuscolo (è il caso di Dagospia, fra i giornali italiani), oppure usare tutte le iniziali maiuscole o altro. Quando si devono riscrivere numerosi titoli seguenti questi schemi, Capitalize My Title permette di risparmiare davvero molto tempo. E riduce la possibilità di refusi, che non è una cosa da disprezzare.

Altri 10 headline analyzer

La mia masterclass sul Web writing

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Web writing: 10 tool online per scrivere titoli migliori

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Scrivere un buon titolo è fondamentale per il Web writing, per il Web marketing  e non solo. Un titolo può aiutare a guadagnare punti per la SEO, a migliorare il posizionamento del nostro sito nei risultati proposti dall’algoritmo di Google e a far in modo che un contenuto venga cliccato (possibilmente senza cadere nel clic-baiting).

È stato calcolato che il numero delle persone che leggono un titolo è cinque volte superiore a quello di chi arriva all’ultima riga di testo di un articolo. La comunicazione sul Web tende a sfruttare soprattutto immagini e video e il titolo si rivela essere uno dei parametri fondamentali per determinare il posizionamento di un contenuto. Un titolo da solo può determinare il successo o l’insuccesso di un contenuto: anche un articolo o un post pessimo possono diventare virali se hanno una headline vincente.

Le parole potenti sono quelle in grado di suscitare un’emozione specifica e quando scriviamo sul Web per essere efficaci dobbiamo tenere a mente le cosiddette regole SEO (Search Engine Optimization): il “SEO copywriting” non è qualcosa di magico, è semplicemente un’arte che può essere appresa e migliorata da chiunque. Una delle migliori risorse per scrivere delle ottime headline è il libro di Jon Morrow “52 Headline Hacks”, che è possibile scaricare gratuitamente.

 

Come possiamo scrivere un titolo che possa fare la differenza?

Quando scriviamo un titolo dobbiamo prestare attenzione a un paio di cose. Per sfruttare le immense potenzialità del SEO dobbiamo creare dei titoli identificando alcune potenziali parole chiavi che possano aiutare il nostro lettore a comprendere l’argomento di cui stiamo trattando. È fondamentale attirare l’attenzione suscitando un certo interesse: il segreto per creare un titolo di successo è quello di conoscere bene i nostri potenziali utenti/lettori, comprenderne le esigenze e parlare con un linguaggio che sia facilmente riconoscibile. Per fortuna, in Rete possiamo trovare degli strumenti preziosi (i famosi “headline analyzer”) che possono aiutarci in questo delicato compito: dei programmi che ci aiutano a scoprire quanto efficace possa essere il titolo. È importante usarli per avere un’idea di come il titolo possa funzionare presso il pubblico e usare questi tool di analisi può essere un modo utile per diventare dei copywriter di successo. Il consiglio è quello di usare sempre la versione in inglese dei titoli: sono tutti strumenti “anglo-sassoni”.

Ecco i dieci migliori “headline analyzer” disponibili online

OptinMonster per creare dei titoli SEO-Friendly

Uno dei migliori programmi per scoprire quanto è efficace quello che abbiamo scritto è OptinMonster, uno strumento gratuito per creare titoli che siano SEO-friendly. Tutto quello che dobbiamo fare è cliccare su Analizza e otterremo un punteggio personalizzato con una serie di note su ciò che rende il nostro potenziale titolo buono o cattivo. In questo modo avremo un’anteprima di come apparirà il titolo nei risultati di Google con un’analisi dettagliata sul conteggio delle parole, sull’uso di quelle comuni e non, sulla lunghezza e sulla tipologia e altro ancora.

Con IsItWP Headline Analyzer le condivisioni dei titoli sono ancor più semplici

Un altro tool piuttosto interessante è IsItWP Headline Analyzer, un programma che permette di scrivere titoli SEO a dir poco irresistibili per migliorare il traffico sul nostro sito Web, le condivisioni e il posizionamento nei risultati di ricerca. Ed è incredibilmente facile da usare. Una volta inserito il titolo, basta cliccare su “Analizza” per ottenere un’analisi dettagliata di quanto sia “irresistibilmente cliccabile” la nostra creazione. Da lì possiamo perfezionare il titolo in base alle informazioni fornite sfruttando una serie di analisi che tengono conto della lunghezza delle parole, di quelle utilizzate e così via. Con la funzione di anteprima di ricerca possiamo assicurarci che non il titolo non venga troncato nei risultati di ricerca e, dulcis in fundo, IsItWP Headline Analyzer è disponibile per formato gratuito. Per migliorare i nostri titoli e renderli più SEO-friendly  è ottimo.

Sharethrough offre dei suggerimenti preziosi

Lo strumento Sharethrough analizza il titolo scritto e assegna un punteggio basato su un algoritmo “di analisi multivariata” che sfrutta alcuni principi basati sul modello comportamentale, sulla neuroscienza e sulla ricerca pubblicitaria. L’algoritmo analizza più di 300 variabili uniche, inclusi i dati EEG (il cosiddetto “neuromarketing”) e l’elaborazione del linguaggio naturale: in questo modo possiamo scoprire se i titoli che abbiamo scritto sono in grado catturare l’attenzione del lettore, aumentarne il coinvolgimento e altro ancora.

Uno degli strumenti più versatili e potenti: MonsterInsights

Per migliorare i nostri titoli e renderli più “SEO friendly” possiamo anche usare MonsterInsights. Anche in questo caso si tratta di inserire un titolo e passare poi alla cosiddetta fase di analisi. Il programma offre anche una serie di elenchi di parole per creare titoli più interessanti. C’è un punteggio complessivo per il titolo scritto (con una cronologia) e le aree di miglioramento su cui intervenire per renderlo più efficace. C’è anche una voce “sensazione” che possiamo utilizzare per capire che tipo di sensazioni il titolo può suscitare nei lettori. Quando si tratta di ottenere i migliori titoli per la SEO, MonsterInsights è uno degli strumenti più potenti e versatili a disposizione. E poi è assolutamente gratuito.

CoSchedule è perfetto analizzare la grammatica e la leggibilità dei titoli

CoSchedule Headline Analyzer è uno dei tool più completi e versatili disponibili sul mercato. Oltre a dare una valutazione complessiva del titolo, il programma controlla le potenzialità nel generare condivisioni, aumento del traffico e il famoso valore SEO. Oltre ad analizzare le singole parole, la struttura, la grammatica e la leggibilità, il programma offre anche un’anteprima di come apparirà il titolo nella ricerca di Google. Per avere un’analisi dettagliata è necessario fornire alcune informazioni supplementari.

Per creare titoli “emozionanti” c’è Emotional Marketing Value Headline Analyzer

Con l’Emotional Marketing Value Headline Analyzer il nostro titolo otterrà una valutazione in base al numero di parole presenti denominate “EMV” (Emotional Marketing Value). Questo tipo di programma si basa sui lavori di un dottore/ricercatore statunitense che studiando le radici di diverse lingue (persiano, aramaico, ebraico, arabo e urdu) ha scoperto che i “toni sonori” di certe parole scritte in una frase sono sempre interpretati allo stesso modo dalla nostra mente. Mentre il significato di una parola a volte può essere mal interpretato, questi toni sonori sono sempre interpretati allo stesso modo dalla nostra mente a livello emotivo. Oltre al punteggio EMV, il programma analizza le emozioni che il nostro titolo può suscitare: intellettuale, empatico o spirituale. Nel contesto del marketing, il sistema EMV è utilizzato per valutare il tipo di riposta emotiva generata da un particolare insieme di parole. Un punteggio con un indice EMV perfetto sarebbe vicino al 100% ma è raro, a meno che il nostro titolo non sia abbastanza breve. Un punteggio ideale sarebbe compreso tra il 40% e il 75%.

Titoli con meno di 60 caratteri con Charcounter
Charcounter è uno strumento gratuito che conta il numero dei caratteri e delle parole presenti nel nostro titolo. È consigliabile sfruttare questo strumento per verificare che il titolo (in particolare a livello SEO) contenga meno di 60 caratteri e che appaia correttamente nelle ricerche su Google.

Con Headline Capitalization possiamo generare il titolo che ci serve

Un programma come Headline Capitalization offre un prezioso strumento come il “Generatore di titoli” per superare il blocco dello scrittore e avere idee geniali. È sufficiente scegliere lo stile linguistico e digitare il titolo per avere l’headline vincente!

Titoli personalizzati con BlogAbout
BlogAbout è uno strumento particolare che crea modelli di titoli da riempire in base a un specifico argomento. Una volta scelto il nostro campo dobbiamo semplicemente inserire le nostre parole per completare i titoli. Se non troviamo il modello giusto, possiamo averne un altro semplicemente aggiornando. Possiamo salvare  i titoli che ti piacciono e tutte le idee su un taccuino personalizzato

Titoli in base all’argomento scelto con Portent’s Content Idea Generator
Un altro programma che genera i titoli in base all’argomento è Portent’s Content Idea Generator una volta scelto l’argomento verrà creato il titolo ad hoc per noi. L’aspetto più interessante di questo strumento è che suddivide il titolo in blocchi, in modo che noi possiamo facilmente modificarlo e perfezionarlo.  Per scrivere un titolo in modo efficace non resta che utilizzare uno di questi preziosi tool: la visibilità è garantita e il successo dei nostri contenuti pure.

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L’arte di scrivere i titoli (e comunicare online): intervista a Massimo Salomoni

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Massimo Salomoni ha un passato da creativo e un presente da (vero) esperto social: ha una sua agenzia, Smack – Comunicazione di parola a Milano e un incarico di docenza allo IED. Abbiamo fatto quattro chiacchiere sulla creazione dei contenuti e in particolare sui titoli. Ne è venuta fuori una discussione stimolante (non avevo dubbi, conoscendo Massimo da anni) sulla comunicazione online in generale.

Ci sono delle regole che ti sei dato quando fai un titolo/oggetto per un articolo online?

Sono profondamente convinto che esista una sola regola fondamentale quando si parla, o si vuole parlare, con qualcuno: cercare di utilizzare un registro, uno stile, un tono di voce in grado di farsi comprendere e, allo stesso tempo, riconoscere.

Parlare su Instagram a una community di appassionati di un brand di beauty, per esempio, esige parole e costruzioni sintattiche differenti da quelle utilizzate per parlare su Linkedin di un’azienda specializzata in Artificial Intelligence e analisi dei Big Data.
Prima di prendere in mano la penna (in partenza sono ancora profondamente analogico, aiuta a prendersi il tempo di riflettere) o di poggiare le dita sulla tastiera è bene cercare di capire chi siano i propri interlocutori, quali le loro passioni, i loro interessi.

Già piattaforma come Facebook, senza ricorrere a sofisticati strumenti di identificazione della buyer’s personas, mette a disposizione tutti gli strumenti per individuarli: basta leggere gli insight e scoprire le riviste, i programmi TV, le serie più amate dal proprio pubblico.

Tutto questo, ovviamente, va messo in relazione con il primo asset di ogni comunicatore: la conoscenza della Brand Identity del cliente e la capacità di rispettarla.

Esistono dei trucchi del mestiere (uso punteggiatura, posizione keyword, enfasi su emozioni, ecc.) che puoi rivelare?

I trucchi sono fatti per essere scoperti, e con il numero spropositato di contenuti che circolano ogni minuto sulla rete quelli più efficaci durano il proverbiale spazio di un mattino. All’inizio sembravano imprescindibili i titoli click-bait con i loro richiami “Non riuscirai a credere che cosa hanno scoperto” che portavano inevitabilmente alla delusione per una rivelazione inesistente, poi è stata la volta dell’instant marketing con stuoli di post praticamente tutti identici ispirati allo stesso evento che rendevano indistinguibile l’identità dell’azienda che li firmava.

Ora sta iniziando a prendere piede il posizionamento su cause politiche o sociali che oltre a rischiare di svilire, logorandoli,
concetti nobilissimi come “Sostenibilità” o “Corporate Social responsibility” inevitabilmente portano a un’ulteriore polarizzazione delle posizioni di cui francamente non abbiamo bisogno.

Inizio ad avere la stessa sensazione anche sulle regole matematiche della SEO: un keyword a inizio di frase, se messa in modo forzato, equivale alla strizzatina d’occhio o al colpo di gomito fatto all’amico cui si sta raccontando una battuta sulla cui efficacia si è poco convinti. Sono sempre più convinto che il trucco migliore sia quello di non averne: in fondo lo diceva già Oscar Wilde che la spontaneità è la posa più difficile da mantenere.

Puoi indicare un titolo/oggetto, tuo a altrui, che ti piace particolarmente e perché?

Quando si affrontano periodi di cambiamento come questo che stiamo attraversando, e ormai ne ho attraversati alcuni, cerco sempre di tornare ai classici. Nel campo della comunicazione, i classici sono quelli della storia della pubblicità.

Fra tutti i miei preferiti restano quelli storici della Volkswagen Beetle, che ha sovvertito i canoni abituali del mercato automobilistico USA puntando sull’originalità della forma e del concetto stesso che stava dietro all’auto. Riuscendo a far entrare in sintonia con i gusti di una generazione ribelle un’auto che, ricordiamolo, era stata voluta da Adolf Hitler in persona.

Perché i brand, quelli veri, devono saper attraversare i tempi, le mode, i mezzi che cambiano. O forse, più filosoficamente, lasciare che sia il tempo ad attraversarli.

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