Recruiting: come usare LinkedIn per trovare i migliori talenti
Dal momento della sua nascita l’obiettivo principale di LinkedIn è quello di facilitare l’incontro fra la domanda e l’offerta di lavoro. Negli anni è cresciuto, espandendosi sino a diventare la piattaforma di riferimento per il networking in ambito business, ma che si tratti di trovare collaboratori, soci, partner, professionisti o dipendenti, il suo scopo alla fine è sempre quello: aiutare le aziende a trovare talenti, e viceversa.
Trovare la persona giusta fra gli oltre 700 milioni di iscritti non è banale, e non basta mettere un annuncio di lavoro per trovare il candidato ideale, soprattutto oggi, in un mondo dove le persone non si accontentano più: un contratto di assunzione e un buono stipendio non sono più leve sufficienti ad attrarre i migliori, che sono alla ricerca di aziende che sappiano garantire loro benefit non solo economici. Prospettive di carriera, orari flessibili, stimoli professionali contano molto più che in passato, così come l’immagine dell’azienda per cui lavorano, che dovrà esprimere valori etici. A partire dell’impegno verso l’ambiente, per arrivare ai prodotti stessi, o ai clienti. I dipendenti di Google negli hanno manifestato rumorosamente per convincere Big G a rinunciare ai contratti col Pentagono per progetti mirati a migliorare l’efficacia dei droni o altre tecnologie militare, così come hanno fatto sentire la propria voce i lavoratori di Facebook e Twitter, che chiedevano con insistenza alla dirigenza di bloccare in qualche maniera i tweet di Donald Trump nonostante fosse ancora il Presidente degli Stati Uniti, non un utente qualsiasi.
Non tutte le imprese godono della popolarità dei colossi del web o di altri settori. Proprio per questo motivo per un’azienda è importante curare non solo gli annunci di lavoro, ma anche la propria immagine: dalla pagina LinkedIn, così come dal sito e dagli altri canali usati per il business, deve emergere un’immagine chiara e coerente di cosa si fa, così come dei valori. La mission e la vision, insomma, non dovrebbero essere messe lì solo per riempire uno spazio, come spesso accade, ma riflettere effettivamente la visione e gli obiettivi a lungo termine del business.
Il primo passo: creare una pagina aziendale
Sono in tanti a postare offerte di lavoro tramite semplici post su LinkedIn ma questo, nella maggior parte dei casi, non è l’approccio più efficace. Attenzione, questo non significa che un’offerta non può essere veicolata anche in questa maniera, anche sfruttando le condivisioni dei colleghi, tutt’altro: questo è un approccio che può essere efficace e aiuta a diffondere rapidamente un’offerta, a patto che questa offerta sia codificata, presente sulla pagina LinkedIn aziendale e sul sito ufficiale dell’impresa: risulterà più credibile, ma soprattutto aiuterà i potenziali candidati a trovarla, specialmente se l’offerta è scritta tenendo a mente le basi della SEO.
Creare una pagina aziendale è semplice e gratuito, e non è tanto più complesso di aprire un profilo personale, e i concetti di base da tenere a mente sono gli stessi.
- Immagine e copertina. La nostra azienda deve essere immediatamente riconoscibile, anche dal punto di vista visivo: quando pubblichiamo un post usando la pagina azienda, verrà accompagnato proprio da questa immagine e quindi deve essere immediatamente chiaro che si tratta di noi. L’unico modo di farlo è quello di usare il logo aziendale, fatto che semplificherà anche la vita di chi va a ricercarla: a meno di aver scelto un nome particolarmente bizzarro, ci saranno decine di aziende sparse per il mondo che ne avranno uno simile, e tutte queste verranno presentate nelle ricerche. Anche quando si vorrà taggare l’azienda digitando @ seguito dal suo nome appariranno vari suggerimenti: sarà il logo a distinguerci!
L’immagine di cover non è meno importante, e deve essere rappresentativa del settore in cui si lavora. Anche una foto della sede può funzionare, soprattutto se si tratta di un affascinante stabile immerso nel verde, o di un elegante palazzo nel centro di una metropoli: è il posto in cui i candidati dovranno spendere una buona parte del loro tempo e valorizzarlo è un plus non da poco.
- Chi sei, cosa fai? Troppo spesso ci si imbatte in descrizioni oniriche, quasi poetiche, che però lasciano il tempo che trovano. Frasi fatte come “Azienda leader” non vogliono più dire nulla, ma sono ancora abusate, sia nei comunicati stampa da dare in pasto ai giornalisti, sia nella comunicazione sui canali digitali. Ma anche “giovane azienda dinamica” ha un po’ scocciato, diciamocelo (vedi l’articolo “Pagina Chi siamo: 7 frasi da non scrivere“). Se un’azienda è giovane è dinamica è la sua descrizione stessa a parlare, non c’è bisogno di sottolinearlo: per dimostrare di essere giovani e dinamici, bisogna come prima cosa essere diretti e schietti. Prendiamo l’esempio della pagina di FCA: “Fiat Chrysler Automobiles (FCA) progetta, sviluppa, produce e commercializza in tutto il mondo veicoli e relativi servizipost-vendita, ricambi e sistemi di produzione attraverso 102 stabilimenti produttivi, 46 centri di Ricerca e Sviluppo e concessionari e distributori in oltre 135 Paesi”. Chiaro, immediato, semplice. In 41 parole si sintetizza cosa fa FCA e si sottolinea sia la dimensione (102 stabilimenti produttivi) sia l’ambizione (46 centri di ricerca e sviluppo). Nulla vieta, dopo le prime righe, di aggiungere dettagli, raccontare storia, valori e ambizioni, né di andare nello specifico sui progetti e sulle attività, ma le prime poche righe non devono lasciare dubbi.
- Coinvolgere i dipendenti. Il valore di un’azienda è rappresentato dalle persone che ci lavorano ed è importante che i dipendenti specifichino sul loro profilo LinkedIn di lavorare per noi. Se un’azienda vanta 15 dipendenti ma nessuno di questi ha indicato nel profilo LinkedIn di lavorarci i casi sono tendenzialmente due: o sia l’azienda sia la sua forza lavoro sono poco digitali, o la strategia aziendale di comunicazione social non funziona come dovrebbe. In entrambi i casi, è necessario intervenire, perché l’employer branding è una delle chiavi del successo (fidati: ho lanciato una startup su questo: Link&Lead): se i dipendenti sono fieri di lavorare per un’azienda, sarà più facile convincere un potenziale candidato che potrebbe essere il posto ideale anche per lui. Attenzione: molti confondono l’employer branding con un l’imporre ai lavoratori di condividere sui propri profili i contenuti aziendali. Un approccio coercitivo che non porterà ad alcun risultato, se non quello di spingere i migliori a cercarsi un datore di lavoro più intelligente e rispettoso. Non solo le condivisioni dei post aziendali, magari fatte tutte alla stessa ora dello stesso giorno (in quanto per l’appunto imposte) a decretare il successo sui social, ma l’attività individuale – e non filtrata – dei lavoratori. Vanno lasciati liberi di esprimersi, anche di non usare LinkedIn, se preferiscono. E a tal proposito, perché non offrire loro la possibilità di frequentare dei corsi su come usarlo al meglio per scopi professionali? Questa è una strategia di employer branding decisamente più efficace.
Pubblicare un annuncio di lavoro su LinkedIn
Creare un annuncio di lavoro è facile e gratuito privato: basta entrare nella sezione Lavoro del social network e cliccare su Pubblica Offerta Gratuita.
Al passaggio successivo bisogna inserire i dati di base: l’azienda che lo offre, la località (si può anche indicare lavoro a distanza) e il tipo di impiego: part time, tempo pieno, stage e via dicendo. La parte più importante è quella relativa alla qualifica, che deve essere estremamente chiara: “guru del marketing” non vuol dire nulla. Meglio usare titoli di più immediata comprensione, come “marketing manager” o “marketing specialist”. Iniziando a digitare, Linkedin offrirà dei suggerimenti sulle potenziali professioni: se quella che intendiamo usare non è indicata, forse non esiste, se non nel linguaggio un po’ settario di alcune cerchie.
Il passo successivo è quello di aggiungere una descrizione, e qui arriva la parte più complessa. Fortunatamente, il social viene in supporto offrendo un modello predefinito da cui partire a seconda del tipo di professione scelta, ma possiamo fare anche di testa nostra. L’importante è essere indicare con chiarezza le competenze necessarie, le responsabilità e le eventuali qualifiche richieste (lauree, corsi di specializzazione, anni di esperienza e via dicendo).
Chi cerca un programmatore, dovrebbe essere molto specifico sui linguaggi che il candidato deve padroneggiare, così come chi cerca un social media manager dovrebbe evitare di inserire compiti o competenze che non spettano a questa figura, come la gestione della strategia marketing dell’intera azienda, la conoscenza approfondita di SEO, di WordPress o di programmi di editing video o fotoritocco. Purtroppo, troppo spesso si vedono offerte di lavoro surreali e irrealistiche, soprattutto nell’ambito del digitale: spesso arrivano da parte di aziende che hanno intenzione di attivare strategie digitali ma, prive di esperienza, realizzano annunci che sembrano rivolti a interi team. Non di rado ci si imbatte in job description per uno assistente marketing al quale viene richiesto letteralmente TUTTO: creazione articoli per il blog, ottimizzazione SEO, gestione strategie e pubblicità, gestione community. Diciamolo chiaramente: questo approccio forse potrà attirare qualcuno alle prime armi, ma una qualsiasi persona con un briciolo di competenza le snobberebbe senza pensarci un secondo, per il semplice fatto che è simili offerte di lavoro palesano una totale assenza di strategia digitale.
Oltre alle hard skill, è utile inserire anche una lista delle soft skill richieste, come attitudine al lavoro in gruppo o alla leadership, capacità di lavorare in maniera indipendente, attenzione al dettaglio, negoziazione, pensiero laterale, problem solving.
Importante, infine, specificare il salario, anche in maniera generica. Non è necessario indicare la RAL, che sarà probabilmente oggetto di contrattazione, ma indicare un range è una forma di rispetto verso i candidati. Se poi si offrono dei benefit (auto aziendale, ticket, smart working, dotazione di telefono e computer, possibilità di dedicare parte del tempo lavorativo a progetti personali), non ometterli dall’annuncio. Occorre inserire sempre la sede di lavoro.
Il SEO negli annunci di lavoro
Chi cerca lavoro su LinkedIn solitamente si crea alcuni avvisi relativi a una serie di ricerche, e per intercettarle è necessario ragionare bene sui termini da usare nell’annuncio. Non esiste una lista delle parole giuste, che naturalmente dipendono dal settore in cui si opera e della specificità della figura richiesta. L’importante, come anticipato qualche riga sopra, è non farsi prendere la mano inserendo senza criterio tutte quelle keyword che si pensano legate a una professione. Nel caso dei programmatori è importante specificare che tipo di linguaggi devono conoscere (Java, Javascript, Rybu on rails), ma anche gli ambiti di applicazione (automazione, intelligenza artificiale, e-commerce, programmazione robot e cobot); se si cercando agenti di vendita, non limitarsi a questo termine nella descrizione, ma aggiungere anche sales account, sales representative, key account (nel caso si sia alla ricerca di figure con più esperienza, destinate a ruoli da leader). Le parole chiave giuste sono fondamentali per intercettare le ricerche, e proprio per questo è meglio essere il più specifici possibile. Usare sinonimi, o termini inglesi ormai entrati nell’uso comune, può aiutare: developer al posto di programmatore, HR per riferirsi alle risorse umane, software engineer al poto di ingegnere del software.
A questo indirizzo è possibile trovare una serie di suggerimenti (in inglese) su come realizzare un’offerta di lavoro estremamente efficace.
Una ricerca approfondita delle parole chiave torna utile non solo per scrivere annunci efficaci, ma anche per andare a ricercare attivamente i profili. Intercettare le ricerche è sicuramente importante, ma non dovrebbe essere l’unica strategia, e andrebbe affiancata da una ricerca attiva. Alla fine, LinkedIn è uno sconfinato database di professionalità, strutturato per effettuare ricerche approfondite: perché quindi non usare i parametri definiti per l’annuncio anche per andare a cercare direttamente i profili? Alcuni di questi potrebbero non essere attivamente alla ricerca di lavoro, magari perché già occupati, ma nulla ci vieta di fare noi il primo passo e fare una proposta.
Questo ci permetterà anche di risparmiare qualche soldo sulle sponsorizzazioni dell’annuncio, che ora andremo ad analizzare.
Una volta individuato un profilo potenzialmente interessante, non resta che contattarlo, con un messaggio privato, inviando una richiesta di connessione o una InMail, che è uno dei modi più efficaci. Attenzione, però: si hanno a disposizione un numero molto limitato di InMail e usando un profilo gratuito questa modalità di contatto è utilizzabile solo con gli utenti ai quali si è già collegati. Per inviare un InMail a un profilo al di fuori della nostra cerchia, bisognerà passare a un account a pagamento.
Sponsorizzare gli annunci di lavoro su LinkedIn
Fino a ora abbiamo visto come creare un annuncio gratuito, che ovviamente non avrà la stessa diffusione e visibilità di uno a pagamento. Sponsorizzandolo, si aumenterà in maniera significativa la copertura, aumentando le possibilità di farlo arrivare alle persone “giuste”: secondo le statistiche di LinkedIn, una promozione può triplicare il numero di candidati per la posizione, rispetto a un annuncio gratis. Per attivare una sponsorizzazione, bisogna cliccare sull’icona Lavoro dell’homepage di LinkedIn e su Gestisci offerte di lavoro: selezionare poi le offerte che si desidera promuovere e cliccare sul pulsante Sponsorizza. Non rimane che stabilire il costo per clic che si desidera investire e un budget totale, esaurito il quale terminerà la campagna.
LinkedIn Recruiter: per chi fa sul serio
Quanto indicato fino a ora può essere effettuato con un profilo gratuito, ma passando ai profili premium, quelli a pagamento, si avranno a disposizione ulteriori strumenti per semplificare e rendere più efficaci le operazioni di recruiting. Da questo indirizzo è possibile iscriversi a LinkedIn Recruiter Lite.
Cliccando sul tasto Seleziona un Piano nella sezione assumere, Assumere, a destra, ci si potrà abbonare al piano Recruiter, che offre alcune funzionalità per potenziare le ricerche, fra cui:
- 30 messaggi InMail, inviabili a chiunque (non solo ai contatti della propria rete, come nel piano lite)
- Ricerca avanzata, con ulteriori filtri non disponibile nei piani di abbonamento free
- Tracciamento automatico dei candidati
- Informazioni su chi ha visitato il profilo negli ultimi 90 giorni (i dati disponibili nella versione gratuita sono più limitati)
- Ricerca illimitata sui profili (nella versione gratuita, superata una certa soglia non sarà più possibile effettuare ricerche sino al mese successivo)
- Suggerimenti intelligenti sul recruiting
Il servizio potrà essere testato gratuitamente per i primi 30 giorni, e poi sarà necessario pagare un abbonamento del costo di 90,73 euro mensili (se si paga in un’unica soluzione annuale: se si paga mensilmente, il prezzo è leggermente superiore).
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