Networking: dieci strumenti indispensabili

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Dopo aver raccontato, in questo articolo, perché il networking è un’attività indispensabile per chiunque –  non solo per la ricerca (contingente o in prospettiva) di un lavoro – è il momento di concentrarsi sugli strumenti utili per essere efficaci quando si cura e si costruisce una rete professionale.

  1. Il primo strumento NON è il curriculum o la lettera di accompagnamento! Sarebbe un autogol. In una riunione di networking lo strumento fondamentale è il biglietto da visita. Vecchio e superato nell’era di LinkedIn? Assolutamente no. È un link fisico che si crea durante l’incontro. Piuttosto occorre poi catalogarli: c’è chi usa dei contenitori diversi. Personalmente preferisco digitalizzarli: per esempio con un’app come CamCard.

  1. Il secondo strumento – anche in questo caso qualcuno potrebbe vederlo come arcaico – è Excel. Organizzare i propri contatti in un database, per quanto grezzo, permette di aggiungere delle note, fare delle classificazioni, tenere tutto in ordine. Sul sito di Office puoi scaricare diversi modelli di file per gestire i contatti.

  1. Excel è troppo vecchio? I più evoluti possono usare uno strumento come Rapportive, che da quando è stato acquisito da LinkedIn si presenta come Sales Navigator for Gmail: in pratica permette di estendere le funzionalità di Gmail per integrarvi, in corrispondenza di ogni contatto, le informazioni prese da LinkedIn.
    Se vuoi invece usare un vero e proprio CRM (sistema per la gestione dei contatti, da customer relationship management), esistono diverse soluzioni, quasi tutte a pagamento. Segnalo però una risorsa gratuita (open source): Suite CRM. Non è in cloud, va scaricato e installato, occorre registrare un account gratuito.

  1. A proposito di Gmail, uno strumento per me fondamentale è Google Calendar. Un planner per gli appuntamenti in cloud, che consente di integrarsi con la tua agenda su smartphone (con remainder e alert), è indispensabile per districarsi tra appuntamenti di lavoro, impegni personali e incontri di networking. In ogni caso rottama la tua agenda cartacea!

  1. Finora abbiamo visto soluzioni per gestire i contatti, per fare networking serve molto altro. Prima di costruire la propria rete, occorre lavorare su sé stessi. Sul proprio personal branding. Ti consiglio quindi di scaricare il modello Personal branding canvas: uno strumento che permette di ragionare sulla tua identità, sulle competenze, sulla professione e sugli elementi differenzianti. Nonché sul modo più efficace per proporsi sul mercato.
    A proposito di ripensamento della tua carriera, ti consiglio anche di dare un’occhiata alla strategia oceano blu (dall’omonimo libro): uno schema che permette di creare nuovi mercati o riposizionarsi, con un’opera in quattro fasi per eliminare e ridurre fattori della tua carriera, oppure per potenziarne o crearne di nuovi. Nel mio caso, quando ho smesso di fare il giornalista professionista per dedicarmi alla formazione, la strategia oceano blu mi è servita per sforbiciare o ridimensionare alcune attività non in focus (scrittura, consulenza) e per puntare forte sulla formazione, anche con proposte originali (corsi di navigazione familiare, workshop con esercizi scritti per l’uso strategico di LinkedIn).

  1. Un altro strumento molto utile è la matrice SWOT. Questo strumento, solitamente utile per le aziende, serve per individuare i tuoi punti di forza e di debolezza, nonché le opportunità e minacce del contesto. In particolare, riguardo al networking, tante persone hanno un bel network, ma interno all’azienda per la quale lavorano. Appena però sono fuori dall’azienda, quanto vale quel network?
    Quando analizzi il network per la SWOT, tieni ben presente il principio di Pareto, quello dell’80/20. Per la rete, potrebbe funzionare così: il 20% dei tuoi contatti produce l’80% dei risultati (dato da tener presente quando devi decidere come usare il tempo dedicato al networking). Ciononostante bisogna coltivare tutti i contatti, forti o deboli che siano, partendo dal principio cardine: donare prima di ricevere (nella BNI si parla di “givers gain”).

  1. Un altro strumento fondamentale è l’executive summary. Solitamente con quest’espressione si indica un riassunto di un documento più lungo, per esempio un business plan o un piano di digital marketing, per chi ha poco tempo ma vuole farsi un’idea di un progetto. Tradotto in termini di network, è solitamente un testo, della lunghezza massima di venti righe (vedi per esempio il Riepilogo di LinkedIn), che spieghi a un lettore o interlocutore, chi sei, che cosa fai, in che mercato/settore operi, quali sono le tue competenze e, in versioni più articolate, anche un case study, che cosa vorresti fare e perché. Attenzione: non è la sintesi del CV!

  1. Oltre all’executive summary, serve un “elevator pitch”. Con quest’espressione, nata nella Silicon Valley, si indica un brevissimo discorso – anche di trenta secondi o due minuti al massimo – che permette, nel breve arco di tempo trascorso in ascensore con qualcuno, di raccontargli la tua attività. Nato per trovare finanziatori, può essere usato anche a livello di personal branding per presentarsi in modo efficace. Occorre fare diverse prove, magari con gli amici.

  1. Faccio continuamente corsi sui social network, ma ogni volta metto in guardia: i social non possono essere al centro di una strategia di comunicazione (vedi sotto il mio video sul modello “Hub & Spoke”). Al centro c’è il sito Web: se non altro perché il sito è mio e LinkedIn no (è di Microsoft). In ogni caso, se le condizioni e la professione lo consentono, un bel Website è un ottimo biglietto da visita per chi ti cercherà online.
    In alternativa, se non si vuole un sito, si può usare uno strumento come About.me, una specie di landing page personale dove ci si presenta e si collezionano tutti i contatti social e non.

  1. Ultimo, non certo per importanza, ho lasciato LinkedIn. Questo è il social del networking professionale per eccellenza. Nei miei corsi sull’uso strategico di questo strumento, racconto che LinkedIn è sia un ottimo social network (è l’incarnazione della teoria dei sei gradi di separazione nel mondo business) ma soprattutto un social media: strumento per pubblicare contenuti e per fare personal branding, nonché social selling. I contenuti devono essere al centro di una strategia di networking, perché consentono di rendersi autorevoli ma soprattutto di attirare nuovi contatti.

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