Caso datagate, Facebook vende le nostre informazioni? La mia intervista a il24.it
Il 20 marzo 2018, dopo lo scandalo datagate che ha coinvolto Facebook, il sito il24.it mi ha intervistato sul tema. Questo l’articolo (pubblicato orginariamente qui) a firma di Francesco Petronella:
FACEBOOK VENDE LE NOSTRE INFORMAZIONI? PARLA L’ESPERTO:
“SE SU INTERNET UN SERVIZIO È GRATIS, IL PRODOTTO SEI TU”
Lo scandalo “Cambridge Analytica” sta montando inesorabilmente sui social e nelle discussioni dei decision-makers. A rispondere dell’accusa di divulgazione non autorizzata di dati personali, per aiutare Donald Trump a vincere le elezioni del 2016 negli Stati Uniti, è il colosso dei social media Facebook. È di qualche ora fa la notizia che l’amministratore delegato di Cambridge Analytica, Alexander Nix, è stato segretamente filmato da una troupe della rete televisiva britannica “Channel 4” mentre ammetteva alcuni sporchi trucchi usati per favorire i propri clienti; in particolare Nix nel filmato dice di aver offerto mazzette e “belle ragazze” per incastrare uomini politici avversari dei suoi clienti.
Lasciando da parte la strumentalizzazione della femminilità a fini commerciali e le polemiche che stanno salendo in queste ore, dalla vicenda emerge un dato incontrovertibile: il social network fondato da Mark Zukerberg vende i dati dei suoi utenti.
Ma non è forse il segreto di Pulcinella?
“Direi di sì” risponde Gianluigi Bonanomi, giornalista hi-tech e formatore sui temi del digitale sentito dalla redazione de il24.it. “In tutti i corsi che tengo su Facebook chiedo, soprattutto ai ragazzi, di appuntare una frase di Douglas Rushkoff: “Se su Internet un servizio è gratis, il prodotto sei tu”. Bonanomi, che sul suo sito pubblica contenuti inerenti a questi temi, chiarisce che “Questa lampante verità si riferisce alla profilazione di noi utenti a scopo marketing e non. Con il caso Cambridge Analytica si è passato il segno, tant’è che iniziano a saltare delle teste in Facebook”.
Ma all’atto pratico, come può questa “fuga di dati” influenzare l’opinione pubblica e la politica di alcuni stati? Come funziona?
“Nel caso specifico l’autorizzazione che gli utenti davano per raccogliere dati attraverso l’app “thisisyourdigitallife” per scopi accademici è stata disattesa” spiega l’esperto “I dati sono stati venduti alla Cambridge Analytica, azienda di data miningimpegnata nella campagna pro-Trump. Quei dati, informazioni preziosissime su utenti e loro amici, erano usati per influenzare il voto, come solitamente si fa per indirizzare un acquisto. Si tratta di marketing, e qualcuno potrebbe obiettare che non ha senso discriminare tra marketing commerciale e marketing politico: in effetti quando negli anni Novanta studiavo Scienze Politiche ci misuravamo con distribuzione gaussiana del voto, posizionamento dell’offerta politica e strumenti della propaganda, molto simili a quelli del marketing”.
Facebook però, negli ultimi mesi, modificato l’algoritmo che regola il flusso di contenuti, privilegiando i post degli utenti rispetto a quelli delle pagine, cos’è cambiato?
“Per gli utenti è cambiato poco, per chi gestisce fan page come me sono aumentati mal di testa e frustrazione. La portata organica, gli effetti della comunicazione social non a pagamento, è ormai irrilevante. Ma è un trend iniziato molto tempo fa, da quando i social media manager e le aziende si sono dovuti arrendere all’evidenza:Facebook non è un “free media”, ma un “paid media”. Un tempo tu imprenditore pagavi giornali e altri mezzi di comunicazione per far arrivare il messaggio al tuo cliente, ora devi pagare Zuckerberg e soci.
Qualcuno dice che le guerre di domani si combatteranno sui social, è una semplice suggestione o qualcosa di vero c’è?
“Più che sui social, sul digitale in generale: tant’è che da anni si parla di “digital wars”. Attacchi hacker, boicottaggi online, fake news sono strumenti usati quotidianamente: questo ci deve far capire che ai fucili stiamo sostituendo i bit, basti pensare a quando Cina, Russia e Corea del Nord stanno investendo nei cosiddetti hacker di stato”.
Su questi argomenti, Gianluigi Bonanomi ha scritto, insieme ad altri collaboratori, un libro programmatico intitolato “Manuale per difendersi dalla post-verità. Come combattere bufale e inganni del mondo digitale”.
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