“Teniamoci in contatto” di Hoffman e Casnocha

Nel percorso di studi che mi ha portato alla messa a punto del corso sul personal branding, mi sono imbattuto in diversi libri: alcuni utili, altri pieni di fuffa (e la fuffa, in campo personal branding, è sopra la media). Uno, però, sebbene a rischio “americanata” (con la storia trita e ritrita dei fallimenti e del successo) e un po’ datato (2012), mi sento di consigliarlo: si chiama “Teniamoci in contatto. La vita come impresa” di Reid Hoffman e Ben Casnocha (edito da Egea).

Prima di tutto vale la pena leggere quello che scrive Hoffman per il suo curriculum: tra le altre cose ha fondato LinkedIn (scusate se è poco…). Secondo, perché il concetto di base del libro – vivere la propria carriera come una start-up – fornisce un punto di vista interessante. Anche i singoli spunti lo sono. Per esempio, quando parla delle tre tessere del puzzle che segnano la direzione verso il successo, dice che

“La direzione migliore prevede che tu insegua ispirazioni meritorie, sfruttando i tuoi asset, mentre navighi attraverso la realtà del mercato. Il tutto finalizzato ad avere un vantaggio competitivo”.

Frase pomposa che nasconde però dei concetti chiave. Per iniziare, quali sono i propri asset? Si distingue tra soft – sapere, relazioni, reputazione, personal branding – e hard – contanti, azioni, beni materiali. Per aspirazioni e valori si intendono i desideri, le idee, la visione del futuro: sono importanti perché se fai quello che ti piace sei un passo avanti a chi bada solo alla grana. Terza componente, la realtà del mercato: pare lapalissiano dirlo, ma i prodotti vendono se li vuole il pubblico (va bene essere sognatori, ma ci voglio i piedi piantati per terra!).

Altra perla che si trova nel libro: pianifica ma sii flessibile. La pianificazione, raccomandano Hoffman e Casnocha, deve essere di tipo ABZ. Devi avere un piano A, quello principale, e uno B (simile) in caso di fallimento del primo. Ma devi sempre avere anche un piano Z, che non c’entra (quasi) nulla con i primi due, come soluzione di riserva. Ci sono sempre “punti di flesso” (per dirla con Andy Grove, fondatore di Intel) che mandano all’aria i tuoi piani (come un negozio di generi vari che vede aprire nel proprio quartiere un superstore). Nel mio caso, per esempio, ho smesso di fare il giornalista professionista perché è saltata la mia azienda storica (VNU Business Publications), anzi un intero mercato (editoria informatica cartacea bla bla). Meno male che avevo, da tempo, un piano B (social media specialist e formatore). Ma mi tengo ben stretto anche il piano Z (la start-up ClasseWeb).

Chiaramente dal fondatore di LinkedIn ci si aspetta che punti forte sullerelazioni professionali, sulla rete: del resto che ha tradotto “The start-up of you”, il titolo originale, in “Teniamoci in contatto” (anche se l’effetto è quello di “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” tradotto come “Se mi lasci ti cancello”) voleva sottolineare proprio questo. Il libro tratta abbondantemente delnetworking, distinguendo i “buoni” (costruttori di relazioni) dai “cattivi” (gli approfittatori). I buoni sono empatici, pensano prima di tutto a che cosa possono dare (aggiungo io: del resto siamo nella sharing economy). Quelli bravi si divertono a fare networking, sanno coltivare il gruppo degli alleati professionali ma anche i cosiddetti “legami deboli” (deboli ma che spesso servono per trovare lavoro); sempre considerando che, secondo il numero di Dunbar, si riesce a mantenere contemporaneamente rapporti con 150 persone. Alleati e legami deboli sono collegamenti di primo grado: i bravi networker sanno gestire anche quelli di secondo e terzo grado, sanno farsi presentare da collegamenti di primo grado per raggiungerli. Tutto questo tenendo sempre ben presente che i network migliori non sono quelli con più collegamenti; sono quellicoesi e variegati. E che si coltivano costantemente (la butto lì: bisogna fare anche un lavoro di “intelligence”).

Insomma, non si tratta di uno dei soliti libri motivazionali all’americana (roba tipo “leader di te stesso” o simili), anche se ovviamente si fa un gran parlare di Silicon Valley e a un certo punto spunta il quaterback. Ci sono diverse idee e molti spunti pratici: per esempio in fondo a ogni capitolo ci sono indicazioni su cosa fare nei prossimi giorni (tipo: “Nelle prossime 24 ore rileggi la tua agenda degli ultimi sei mesi e identifica le cinque persone con cui hai passato più tempo – sei contento dell’influenza che esercitano su di te?”). Certo, ci sono anche suggerimenti controversi (tipo: “Stabilisci una giornata sì, di’ sì tutto il giorno e osserva la serendipity che scaturisce”…), ma tutto sommato a me paiono 19,90 euro ben spesi.

Qui gli autori parlano del libro:

Qui, invece, potete comprare il libro, anche in formato Kindle:

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