“L’AI parla italiano”: la mia intervista per Silhouette Donna di ottobre 2024
Nell’ottobre 2024 è uscita su Silhouette Donna una mia intervista su iGenius, Modello Italia. Ecco l’articolo:
Silhouette_donna_ottobre_2024_AI_Gianluigi_BonanomiQui la trascrizione dell’articolo.
E se l’intelligenza artificiale parlasse italiano? Se fosse di facile accesso ma soprattutto etica e responsabile? E se riuscisse anche a valorizzare il nostro immenso patrimonio culturale? Questo è il sogno da cui nasce il modello Italia, praticamente la risposta italiana ai colossi della intelligenza artificiale, un chatGPT tutto nostrano. Adesso il nostro primo LLM – ovvero Large Language Model, una tecnologia AI avanzata incentrata sulla comprensione e analisi del testo – è realtà.
Con un database che ha come riferimento principale la nostra lingua e cultura, si propone come alternativa etica e strumento capace di superare pregiudizi e storture di traduzione. Presentato da poco, 100% open source, è già disponibile per il download. La prima versione di Italia ha 9 miliardi di parametri, è stata addestrata da zero in italiano e sarà presto accessibile in una versione multi lingua.Un mercato competitivo
Viene da chiedersi se davvero ci fosse bisogno di un chat bot italiano all’interno di un mercato che si sta moltiplicando nelle proposte e negli upgrade. «Stiamo vivendo una fase di sviluppo che non ha mai avuto pari in questo settore» sottolinea Gianluigi Bonanomi esperto di web, social media e AI, «dalla nascita di chatGPT alla fine del 2022 è stata un’accelerata tecnologica incredibile, gli annunci si susseguono a cadenza quasi quotidiana, lo stesso OpenAI ha annunciato una nuova versione potentissima e gratuita, chatGPT 4o, in grado non solo di comprendere istruzioni testuali, ma anche di caricare dei file e di interpretare le immagini. Già ci sono tantissimi strumenti e alternative allo stesso chatGPT, è un rimpallo continuo per cercare di essere un passo avanti rispetto ai competitor. Le due grandi parrocchie americane sono Microsoft e Google, con il primo che ha investito in chatGPT ma ha anche i suoi prodotti. Per esempio Copilot di Microsoft fa concorrenza a Gemini di Google e sono entrambi in costante miglioramento. Da segnalate anche l’outsider Anthropic con il suo Claude. E sembra che dalla Cina siano in arrivo prodotti rivoluzionari».
La prima legge sull’AI
La grande sfida quindi è tra americani e cinesi con il terzo incomodo rappresentato dagli arabi, grossi investitori in tecnologie. In questo contest, la nostra startup iGenius insieme a un consorzio di enti italiani ha sviluppato questo modello di linguaggio. «È un bel messaggio perché in questa sfida noi europei eravamo gli spettatori» evidenzia Bonanomi «eppure siamo i migliori a normare, non a caso abbiamo fatto l’AI Act, la prima legge sull’intelligenza artificiale, approvata dal Parlamento europeo il 13 marzo 2024 allo scopo di regolamentare gli usi ed evitare gli abusi. Uno dei fenomeni che si cerca di prevenire è il cosiddetto deep fake ovvero quei falsi contenuti in cui ci si appropria dell’immagine di qualsiasi persona per fargli fare o dire cose che non ha mai fatto o detto. Finché è Sinner che manda a quel paese il giudice di sedia è satira e non fa danni ma se è Zelenski che si arrende a Putin senza condizioni, quando non è vero e qualcuno ci crede, il discorso cambia».
Attenzione alla sicurezza e all’etica
Nel modello Italia ci sono dei filtri di sicurezza a garanzia dell’integrità e dell’eticità dei contenuti generati dal modello stesso, ottimizzati per la lingua italiana. Se cerchi di far dire a un politico qualcosa che non ha detto, il modello filtra questa cosa e la rimuove. Allo stesso modo rimuove anche contenuti sensibili ed espliciti, inadatti ai minori, ed è molto attento al rispetto del copyright. L’apprendimento del chatbot Italia è avvenuto su contenuti italiani. «Questo significa che per addestrare la nostra AI sono stati utilizzati soltanto documenti italiani, legittimamente, e non si è andati in rete a “trarre ispirazione” da giornali e libri più o meno famosi» spiega l’esperto, «cosa che è stata fatta in precendenza, come dimostrano le cause in corso fatte da John Grisham e dal New York Times contro OpenAI. Non a caso anche in Italia cominciano a vedersi sui giornali e in sovrimpressione sui programmi tv scritte del tipo “non autorizziamo l’utilizzo per formare e addestrare l’intelligenza artificiale».
Superare i pregiudizi
«Quando si istruisce un chatbot su una serie pressoché infinita di dati, questo prenderà per buoni tutta una serie di contenuti e di idee che sono stati generati dagli umani nel corso dei dei secoli, contenuti e idee purtroppo non esenti da distorsioni e pregiudizi» continua Bonanomi. «Per esempio all’inizio, quando chiedevi a ChatGPT “X sta stirando e lavando il pavimento, chi è X?”, ti rispondeva sempre che era donna, perché così era stato “istruito”. Chiedendo oggi la stessa cosa, ti dirà nel 50% dei casi che è donna e nel 50% dei casi che è uomo, perché è stato praticamente corretto il pregiudizio. Se un’intelligenza artificiale impara che in passato una certa categoria di persone era privilegiata rispetto a un’altra, si regolerà di conseguenza. Guardando le statistiche, le donne guadagnano a parità di livello il 15% meno degli uomini. A questo punto in una trattativa di assunzione un chatbot che deve proporre un contratto andrà in automatico a proporre il 15% in meno alle donne. Il modello Italia si è dotato degli strumenti per correggere sessismo e discriminazioni pur mantenendo una visione realistica dei fatti».
Una AI addestrata tutta in italiano
L’idea di avere quindi un’intelligenza artificiale più etica è sicuramente uno degli obiettivi del modello Italia ma non è l’unico, l’altro era quello di addestrarlo prevalentemente su fonti italiane. Una cosa nuova rispetto a chatGPT è riferito a testi in lingua inglese nella stragrande maggioranza dei casi. Per istruire il nostro sono state utilizzate diverese tipologie di contenuti dal web come per esempio wikipedia ma anche riviste, libri e documenti a libero accesso. Per farlo è stato utilizzato un super computer che si chiama Leonardo, che sostanzialmente è un progetto di un’università italiana, ed è stata attivata una proficua collaborazione con un editore nazionale per un archivio di articoli di stampa eticamente utilizzati.
Per un rinascimento digitale
Fare riferimento alle nostre opere tramite un modello con DNA umanistico italiano può essere un bel modo di valorizzare la cultura italiana promuovendo una sorta di rinascimento digitale. Un patrimonio immenso che merita di essere rinverdito, rinfrescato, potenziato e fatto conoscere al grosso pubblico e alle giovani generazioni che usano molto AI e tecnologie ma sono più avvezze allo smartphone e ai social media che alla Divina Commedia o ai Promessi Sposi. «Magari mentre impara dall’AI come prevalere all’interno di una contrattazione un utente potrebbe incontrare il principe di Machiavelli. Se poi dovesse aver bisogno di un aiuto per visitare Roma, un chatbot che conosce approfonditamente i testi archeologici e la nostra cultura di epoca romana sarà in grado di dire cose più interessanti rispetto a un modello americano, portato per sua formazione a stare sulle generali. Un bel progetto, quindi, la cui necessità è dimostrata dal fatto che in Europa non siamo nemmeno stati i primi. I francesi ci hanno preceduto con il loro Mistral, un ottimo
modello di AI addestrato sulla cultura d’oltralpe e apprezzato anche qui in Italia. Non chiedetegli, però, consigli su come migliorare il vostro bagno. Potreste trovarvi all’improvviso senza bidet» conclude sardonico Gianluigi Bonanomi.ChatGPT, come stai?
Gli appassionati del “Fai da tech” troveranno interessante la lettura del nuovo libro di Gianluigi Bonanomi dal titolo “ChatGPT, come stai? Il prompt engineering come nuova skill ibrida”. Uno sguardo diverso su un mondo solo apparentemente freddo e prevedibile. Chi di noi non si è divertito a mettere in imbarazzo il chatbot con domande strane e chi non lo ha insultato in mille modi perché non capiva di cosa avevamo bisogno? Il rapporto con l’AI è complesso e stimolante. Questo libro è al tempo stesso una riflessione innovativa sul rapporto tra umani e intelligenze artificiali generative e un manuale pratico. Bonanomi guida il lettore in un viaggio attraverso le sfaccettature dell’AI, analizzando la capacità “emotiva” e di “comprensione” di ChatGPT e degli altri modelli di linguaggio. Il testo illustra, passo a passo, come interagire efficacemente con i chatbot grazie al prompt engineering, sfruttando trucchi, tecniche evolute e metodi esclusivi come G.O.L.D. e SO.C.RA.T.E.
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