“L’Intelligenza artificiale è già adesso nelle nostre vite (con vantaggi e rischi)”: l’articolo de Il popolo cattolico

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Il 5 settembre 2023 ho tenuto una conferenza a Treviglio sull’AI da titolo: “Perché l’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite da oggi”. Questo il resoconto della serata, scritto da Federico Carpanoni per “Il popolo cattolico”.

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Questo il testo dell’articolo:

“Perché l’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite da oggi”: è questo il tema dell’incontro svoltosi martedì 5 settembre al TNT, nell’ambito della settimana di “Treviglio Cultura”. Il prof. Gianluigi Bonanomi è stato l’ospite che ha provato a spiegare “perché ne parlano tutti”. Il professore parla di 3 grandi momenti di svolta tecnologica nella sua vita: l’avvento di internet, l’avvento dei visori digitali e l’arrivo di ChatGPT.

Ma cos’è ChatGPT? E’ un chatbot (robot per comunicare) lanciato da OpenAI nel novembre 2022, che riesce a interagire e comunicare frasi compiute grazie a calcoli di probabilità su formule ricorrenti della lingua italiana. Si tratta quindi di uno strumento che “impara lo stile e lo copia”. Non va usato come un motore di ricerca, poiché non ricerca risposte (che non sono aggiornate da settembre 2021, quindi gli avvenimenti dell’ultimo anno sono ad oggi sconosciuti al chatbot), ma formula risposte uniche ed irripetibili. “Bisogna – ha affermato Bonanomi – imparare a usare strumenti diversi per obiettivi diversi”, paragonando ChatGPT ad una sorta di “pappagallo” che ripete frasi ricorrenti che ha già incontrato durante i suoi “allenamenti”. E perché c’è così tanta paura? La spiegazione sarebbe sociologica, dato che “l’uomo governa per collaborazione ed astrazione”, e ChatGPT potrebbe concorrere in queste capacità, ma in maniera “più intelligente, più veloce e più performante”. Il prof. Bonanomi ha voluto precisare che “abbiamo già delegato molto all’intelligenza artificiale” e che con ChatGPT solo alcuni lavori standardizzati e molto mediocri rischiano. “Non è l’intelligenza artificiale che ruba il lavoro, ma è chi la sa usare che lo ruberà” ha dichiarato Bonanomi, che ha individuato la conoscenza dei “prompt” (in-put da impartire al chatbot) come la skill che sarà decisiva nel futuro.

Il professore ha citato due altri grandi dubbi che attanagliano la popolazione : il primo è il rischio per la privacy e il secondo è l’accuratezza delle fonti. In Italia, che per un po’ ha visto di malocchio lo sbarco di ChatGPT, esiste però una legge che permette ai cittadini di disattivare il “data control”, evitando che il bot memorizzi le informazioni sensibili. Per quanto riguarda invece l’accuratezza delle risposte, già le prime fusioni tra chatbot e motori (ChatGPT della OpenAI e Microsoft Bing; Google Bard), permettono di risalire a milioni di fonti accurate. Il vero rischio che Bonanomi vede è quello della cattiva informazione, dato che esistono gli strumenti per creare immagini, audio e video modificati, oltre che per inventare storie totalmente astratte dalla realtà.

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