Guida calcistica di LinkedIn: la mia intervista per MiTomorrow

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Questa intervista è stata pubblicata su Mitommorrow (cartaceo e Web) il 4 ottobre 2018.

Gianluigi Bonanomi: «Fatevi furbi su LinkedIn»

L’utilità di LinkedIn è innegabile. Ma per molti, il social network impiegato nello sviluppo di contatti professionali nasconde ancora troppi segreti, risulta tanto complicato e poco intuitivo. Come riuscire, dunque, a renderlo a portata di tutti? La risposta la dà Gianluigi Bonanomi, giornalista hi-tech e formatore sui temi della comunicazione digitale, che vive e lavora tra Milano e la Brianza. Dopo anni di corsi sull’uso strategico di LinkedIn, Bonanomi ha capito che serviva un testo che ne spiegasse l’utilizzo. Occorreva però dargli un taglio diverso per rendere lo strumento accessibile a tutti. Serviva una metafora. E qual è la più popolare, in Italia, se non il calcio? È nato così Guida calcistica di LinkedIn, in uscita in tutte le librerie.

Bonanomi, come le è venuta l’idea?
«Ho pensato che esistono tantissimi manuali sul tema, alcuni anche molto buoni. Ma l’impostazione è quasi sempre molto seria e non accattivante. Infatti molti ritengono che LinkedIn sia uno strumento distante da loro. C’era bisogno di renderlo più popolare, pratico. Ho utilizzato il mio approccio tipico, quello del sorriso sulle labbra, per renderlo interessante e coinvolgente».

Da cosa si parte?
«Dal social media marketing. Un ambito, tra l’altro, in cui si utilizzano sempre metafore del mondo militare. E anche il calcio ha le stesse metafore: si parla di bomber, strategie, di attacco e di difesa. Così ho iniziato a ragionarci e fantasticare. E mi sono divertito molto. L’unico problema è che ho attirato l’attenzione di chi si occupa di calcio. Hanno iniziato a seguirmi sui social allenatori e giocatori. Ecco, vorrei dire a tutti che questo libro parla di LinkedIn e non di calcio. Il calcio è una scusa (ride, ndr)».

Ci sveli qualche trucco. Come si usa LinkedIn?
«Devi differenziarti dalla massa, fare qualcosa di diverso da quello che fanno gli altri. Poi su LinkedIn devi scrivere non per te stesso, ma per gli altri. Pensare a come puoi essere utile. Per spiegarlo, ho raccontato la storia di José Mourinho».

Ovvero?
«Mourinho voleva lavorare al Manchester United. Così ha scritto una relazione di 30 pagine in cui analizzava tutti i problemi della squadra nell’ultima stagione e ne proponeva le soluzioni. Risultato? Assunto. È quello che dovremmo fare noi quando cerchiamo un lavoro, facendo intuire che siamo una soluzione, non un problema».

Un altro esempio calcistico?
«Quello di Zlatan Ibrahimović. È conosciuto per essere un personaggio un po’ sopra le righe e non solo per le sue doti balistiche. Ma nella figurina che ho publicato, sorride. Ha capito che nelle foto devi ispirare simpatia e fiducia. È provato da uno studio sui neuroni specchio. La stessa cosa dobbiamo fare con la foto del curriculum: sorridere. Poi ci sono tante storie, come quella di un osservatore del Genoa che si era camuffato da calciatore. Ne ho preso spunto per spiegare come fare a spiare profili altrui senza essere “sgamati”».

È un libro proprio per tutti?
«Certo, anche per figure particolari come i venditori. Si spiega cosa vuol dire fare social selling: bisogna partire dall’autorevolezza. E quindi dai contenuti».

Quali errori commettiamo?
«Su LinkedIn tutti pensano a quali sono le loro competenze, ma nessuno pensa a come farsi trovare. Il segreto è capire cosa cercheranno gli altri. Quindi lavoriamo sull’ottimizzazione dei testi del profilo. Ad esempio, nessuno cercherà mai su LinkedIn “Educazione cinofila”. Meglio scrivere che ci si occupa di “Addestramento cani”. Bisogna ragionare in ottica web».

Perché è importante saper usare questo strumento?
«L’88% dei Recruiter va a cercare online chi sei, indipendentemente dal tuo cv. Quindi devi curare la presenza web, perché ora è diventata la sostanza. E se riesco ad aiutarti, parlando di Maradona, Baggio e Allegri, perché no. Dopotutto, in Italia cosa c’è di più nazional popolare del calcio, dopo la pizza?».

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