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La rivincita degli utonti: le 10 migliori prodezze degli anti-nerd [articolo per Agenda Digitale]

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Questo articolo è stato pubblicato su Agenda Digitale il 19 luglio 2019

L’utonto è l’anti-nerd: quella persona che usa la tecnologia suo malgrado; per ignoranza o negligenza, non solo non riesce a capirla, ma la piega (a volte fisicamente…) alle proprie esigenze. Una carrellata sulle principali tipologie e sulle dieci migliori “utontate” in circolazione

Qualche giorno fa ho scritto, su queste pagine, un articolo sull’intelligenza artificiale non troppo intelligente: “Altro che AI: ecco dieci esempi di stupidità digitale”. Molti lettori mi han scritto che si sono divertiti e che ho elencato le prove definitive della superiore intelligenza umana. Fermi un attimo: forse è il caso che leggiate anche questi dieci esempi di performance di utenti informatici, meglio noti come “utonti”.

Chi sono gli utonti?

Il termine “Utonto” è un semplice gioco di parole (a volte dispregiativo, altre affettuoso): è l’utente-tonto. Esiste un’espressione analoga anche in inglese: “luser”; anche in questo caso è il mix di “loser” (sfigato) e “user” (utente).

L’utonto è quella persona che usa la tecnologia suo malgrado; per ignoranza o negligenza, non solo non riesce a capirla, ma la piega (a volte fisicamente…) alle proprie esigenze. È l’anti-nerd, il contrario dello smanettone. Però non è un luddista: figuriamoci – risponde – è sempre stato interista/milanista! Per dirla con Flaiano, l’utonto ha poche idee, ma confuse.

Ci sono tanti tipi di utonto: uno spettacolo d’arte varia.

C’è l’utonto che fa tenerezza, perché proprio non ci arriva: è quello a cui spieghiamo, per l’ennesima volta, che per fare un doppio clic col mouse bisogna essere un po’ più scattanti, e non fare clic-pausa-clic. Quello che risponde alle e-mail di spam (il 12% degli utenti-utonti lo fa! Cosa scrive? “Thanks, size doesn’t matter”?). Che per inviare un’immagine via posta elettronica la stampa e poi la “scanna”. Che per ruotare un’immagine non occorre piegare di novanta gradi il monitor.

Poi c’è quello che fa arrabbiare, soprattutto i responsabili IT delle aziende e i centralinisti dei servizi di assistenza. Quante volte il nostro indirizzo email è stato diffuso impropriamente perché l’utente scrive a centinaia di persone mettendo tutti i destinatari nel campo “CC:” invece che in copia nascosta? E quante volte abbiamo ricevuto messaggi urlati, TUTTI IN MAIUSCOLO? Quante altre volte abbiamo fatto fatica a leggere un’email con un oggetto lunghissimo e il corpo con scritto solo “Ciao”? L’utonto non conosce la netiquette, le buone maniere informatiche (niente bon ton, è già tanto se ha il TomTom).

Ma soprattutto c’è l’utonto che fa ridere, perché le spara davvero grosse. Con tutta la buona volontà, come si fa a non sbellicarsi di fronte a qualcuno che chiede dei “DVD prescrivibili” (dal medico?), la “licenzia Windows” (per giustificato motivo?) o un “CD RON” (“Non abbiam bisogno di parole!”)? Utonto è anche quell’ex premier che diceva di cercare con Gogol (evidentemente trovava ispirazione nella drammaturgia russa: ecco perché andava sempre da Putin). È anche quello che ha paura di perdere tutte le icone perché deve sostituire il monitor, o quello che chiede gli orari di apertura di un sito di shopping online, o quello che si chiedeva come fa un floppy disk, se è quadrato, a girare. Una risata li (ci) seppellirà.

Ecco allora a voi 10 esempi di “utontate”, tratti dall’eBook Utonti.

Il porta-tazza

Partiamo con uno dei migliori classici dell’utontologia, una storia vera (?!?) di un SysOp (operatore di sistema) Novell NetWire.

Cliente: “Salve, è il supporto tecnico?”.

Tecnico: “Sì, come posso aiutarla?”.

C.: “Il porta-tazza del mio PC si è rotto e sono ancora in garanzia”.

T.: “Mi scusi, ma lei ha detto porta-tazza?”.

C.: “Si, è sul frontale del mio computer”.

T.: “Perdoni se le sembro un po’ perplesso, ma è perché lo sono. Lo ha ricevuto come parte di una promozione, in qualche fiera? Come le è arrivato questo porta-tazza? Ha qualche marchio inciso sopra?”.

C.: “È arrivato insieme al computer; non so nulla di nessuna promozione. C’è solo scritto ‘4X’ sopra”…

[fonte]

“Inviare” un fax

L’utonto non riusciva a spedire un fax con il computer. Dopo 40 minuti di chiarimenti, si scopre che aveva messo il foglio davanti al monitor e premeva il tasto INVIO.

Le etichette dei dischetti

Un tecnico di Compaq riceve una chiamata da un utonto che si lamenta del fatto che il sistema non legge i suoi file di word processing dai suoi vecchi dischetti da 5 pollici e un quarto (gli antenati dei floppy da tre e mezzo). Dopo aver appurato che non sono stati sottoposti a campi magnetici o fonti di calore, si scopre che il cliente ha messo le etichette sui dischi, poi li ha arrotolati nella macchina per scrivere per poter scrivere sulle etichette.

Insert (another) disk!

Un cliente parla con il supporto tecnico di Lotus:

– Ho inserito il primo disco. Tutto OK. Poi ho inserito il secondo, e lì sono iniziati i problemi… Ma il terzo non sono proprio riuscito a farcelo entrare!

Il computer non vedente

L’utonto chiama l’assistenza tecnica lamentandosi che il computer continua a non vedere la stampante anche dopo aver girato il monitor verso la stampante.

E.T. come Extra-televisori

Sentita in un negozio di TV:

– Avete un decoder extraterrestre?

La lettera scalata

Un’utonta dice al tecnico informatico che ha un piccolo problema con Office. Non riesce ad allineare correttamente i paragrafi di una lettera. Il tecnico chiede di mostrargli un documento, per mostrarle come si fa. L’utonta apre il file Excel con la lettera scritta nella cella A1, allargata fino a coprire l’intero monitor. Il tecnico, stupito, chiede come mai non usi Word. Lei non sa cosa sia Word: la prima volta che ha aperto un documento Office era in Excel…

T come Tiscali

M’immagino la scena. L’utonto, al telefono con il servizio clienti di Tiscali, sta appuntando l’indirizzo dove spedire la lettera. L’operatore cerca di ripetere più volte il nome della località “Sa Illetta”, ma non c’è niente da fare. Deve ricorrere allo spelling…

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[Fonte]

Il fungo

Tra le tante cose che facevo nella redazione di Computer Idea, c’era anche la gestione della posta (lo so che ve lo state chiedendo: sì, la gente scrive davvero alle riviste di informatica).

Tra le tante, ve ne voglio raccontare una. Un lettore scrive che ha uno strano problema: ogni giorno, alle sei di sera, gli cresce un fungo sul monitor.

Scusi – gli rispondo – credo di non aver capito, ci deve essere un errore di battitura. Qual è il suo problema?

Lui ripete che ogni sera appare un fungo sul monitor, in basso a destra.

Solitamente avrei cestinato la mail, come tante altre. Ma il caso mi interessava. Rispondo al lettore che non sono un micologo, di spiegarsi meglio.

Dice che, vicino all’orologio di Windows, ogni sera appare questo fungo.

Confortato dall’idea che si trattasse, con tutta probabilità, di un’icona e non di un vero e proprio fungo sulla scocca del monitor, chiedo di inviarmi uno screenshot.

Ovviamente devo spiegargli come si cattura una schermata.

Poi questa, finalmente, arriva. Il mistero è svelato: un antivirus (Avira nel caso, anche se in realtà si tratterebbe di un ombrello…), scaduta la licenza, chiedeva l’aggiornamento.

10 Can che abbaia…

In un negozio di informatica:

– Scusi, avete un Rottweiler?

Dopo diversi minuti di indagini il commesso ha capito che l’utonto intendeva “router wireless”.

Quelli che pubblicano online la foto della carta di credito

In “Non mi piace – Il contromanuale di Facebook” scrivevo:

Rendere pubblici dettagli della vita privata legati a famiglia, amici, questioni legali, fede, sesso, salute, finanza, lavoro o altro è sconveniente, nonché pericoloso. Il problema è che il 40% degli utenti lo fa, a volte in modo assolutamente ingenuo (eufemismo per: stupido). Le cronache narrano di utenti che pubblicano la foto della propria carta di credito, l’indirizzo di casa, il nome da ragazza della madre (solitamente usato nelle domande segrete di sicurezza) il numero di cellulare, luogo e data di nascita (che permettono di risalire al codice fiscale) o peggio (vedi fenomeno del sexting).

Quando faccio le presentazioni del libro cito, come esempio, la storia di quella ragazzina che, contenta per la nuova carta di credito, la fotografa e la posta su Facebook, con dati sensibili in bella vista.
Non è un caso isolato, anzi: l’account Twitter @NeedADebitCard (scoperto grazie a Zeus News) raccoglie tutti i tweet di questi squilibrati.

C’è qualche genio che fotografa parte anteriore e posteriore, per non farsi mancare nulla. Vien voglia di usare la loro carta per acquistare qualche idiozia inutile su, per dirne uno, http://shutupandtakemymoney.com.