Fake news in classe: intervista a Maria Cecilia Averame

Il tema delle fake news mi è particolarmente caro. Non solo perché è un’emergenza, soprattutto per un giornalista, ma anche per altri due motivi. Il primo è che, con tre colleghi di Ledizioni, ho firmato il testo “Manuale per difendersi dalla post verità” con tanto di cover trumpiana. Il secondo è che spesso tengo workshop nelle classi su questo tema.

Capirai quindi che quando ho visto sulla bacheca Facebook di una persona che stimo, Maria Cecilia Averame di Quintadicopertina (l’avevo intervista per la prima volta sei anni fa: qui il link), un testo dal titolo “Riconoscere le fake news in classe. Percorsi per una comunicazione consapevole in rete”, la prima cosa che ho pensato è stato: devo leggerlo! La seconda: devo intervistare Maria Cecilia per il mio podcast Genitorialità e tecnologia. E così è stato.

Lo scorso 22 giugno ho fatto una chiacchierata con Maria Cecilia. Si è presentata, ha parlato del suo lavoro e del suo blog, quindi del libro pubblicato da Pearson nella collana “Insegnare nel XXI secolo” (fai clic sulla cover per acquistarlo su Amazon):

Nella sinossi del libro si legge:

Nel Piano Nazionale Scuola digitale l’azione #14 si propone di indagare il rapporto fra competenze digitali necessarie per esercitare la propria cittadinanza, ed educazione ai media impartita nelle scuole. Lo studente, a partire dal termine del primo ciclo di scuola superiore, deve acquisire “buone competenze digitali, usare con consapevolezza le tecnologie della comunicazione per ricercare ed analizzare dati e informazioni, per distinguere informazioni attendibili da quelle che necessitano di approfondimento, di controllo e di verifica e per interagire con soggetti diversi nel mondo”. Ma a questa naturalezza dell’approccio tecnologico spesso non segue una competenza nell’uso e nel discernimento di come questo flusso di dati arriva ai ragazzi. Quali sono le fonti che generano informazione? Come è possibile giudicare l’autorevolezza di questo o quel canale non ufficiale? Quali tecniche sono utilizzate in rete, consciamente o meno, per affermare la superiorità delle proprie idee a danno di quelle degli altri?

“Riconoscere le fake news in classe” è quindi un testo pratico. Questo l’indice:

Capitolo 1 La conversazione in rete
Capitolo 2 Cultura e creatività in rete
Capitolo 3 Pillole di web marketing
Capitolo 4 Psicologia e comportamento umano
Capitolo 5 Informarsi in rete
Capitolo 6 L’arte di costruire ragionamenti validi

Maria Cecilia mi ha spiegato, come puoi sentire nel podcast, che l’idea del libro parte da una considerazione: navighiamo in Rete per motivi utilitaristici e di svago. Queste sono cose fondamentali da spiegare agli insegnanti e ai genitori.

Bisogna spiegare anche che il Web va ben usato e la questione dell’informazione, e quindi il lato oscuro delle fake news, è cruciale: nel decalogo anti-bufale voluto per la scuola nel 2017 dall’ex Presidente della Camera Boldrini e dall’ex Ministro dell’Istruzione Fedeli vi era anche una voce sulle fonti. Una semplice indicazione che però, come fa notare Maria Cecilia, apre un mondo (per approfondimenti leggi anche i criteri e le domande guida per valutare l’affidabilità dell’informazione presente in una risorsa Web del professor Roberto Trinchero).

Il libro di Maria Cecilia dà una serie di strumenti pratici: tabelle di valutazione delle fonti e in generale materiali di aggiornamento e link (vedi ParoleOstili, Valigia Blu, Generazioni Connesse e schede di lavoro) per genitori e insegnanti.

Dopo tutta questa introduzione, ecco la puntata 12 del mio podcast “Genitorialità e tecnologia” con Maria Cecilia Averame. Buon ascolto:

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