Bar cardioprotetto: la mia presentazione del progetto di Four S.r.l.

Lo scorso 5 febbraio 2018 la mia società di formazione Four S.r.l., in collaborazione con “Ristopiù” Lombardia, ha inaugurato a Varedo, in via Monte tre croci, il progetto Bar Cardioprotetto. Un’iniziativa ambiziosa, che ho raccontato così (citazione dall’articolo di Mbnews dedicato all’evento):

“Un’anteprima del progetto  che nasce dalla volontà di garantire la sicurezza nei luoghi pubblici”.

I dati parlano chiaro e sono preoccupanti.

“Se cerchiamo su Google le parole infarto e bar troveremo 580 mila risultati”.

Dati alla mano, insomma, che il Ceo di Four S.r.l. Mirko Damasco ha confermato:

“Ogni anno muoiono di arresto cardiaco 75 mila persone. 200 al giorno. Una, ogni 7 minuti e l’84% dei decessi, viene constatato sul territorio. Numeri importanti. Numeri che riempirebbero uno stadio intero”.

 

Questi alcuni passaggi dell’intervista a Damasco:

Dati. Ancora numeri: tra quelle 73 mila persone che muoiono per arresto cardiaco, 14 mila subiscono un decesso proprio nei luoghi pubblici. “L’arresto cardiaco e il soffocamento – spiega Damasco – sono le uniche due emergenze per le quali non ci è dato aspettare un’ambulanza. E i decessi, soprattutto in Italia, avvengono proprio per l’impreparazione delle persone”. Del resto, non sapere come agire, in caso di emergenza, diventa davvero una questione di vita o di morte.

La presenza di un defibrillatore all’interno dei locali, è quindi essenziale, in modo preventivo, per salvare delle vite. Non solo agli avventori degli stessi, ma anche a tutti quei cittadini che si trovano nei pressi . “La presenza di un defibrillatore, unitamente alla preparazione tecnica, può portare ad un incremento della sopravvivenza pari al + 75%” – continua Damasco.

Se di vantaggi si parla. Si intendano anche quelli economici. Chi si dota di un defibrillatore, infatti,  può ottenere uno sconto INAIL fino al 28%. Ma la presenza di strumenti tecnici, tuttavia, non è assolutamente necessaria se, spiega Damasco, “alla base non c’è una preparazione teorica”. Oltre all’impreparazione, però, c’è un altro motivo per il quale spesso si tarda a prestare soccorso. Attoniti si guarda. Non si agisce. La paura, che diventa quindi un deterrente. A testimoniarlo è Mirko Damasco. “L’aspetto legale è una delle componenti più importanti su cui va fatta informazione. La paura di conseguenze legali – spiega il relatore – diventa il motivo per il quale si guarda, ma non si interviene”. A fugare ogni paura, fortunatamente, interviene la legge. Nello specifico il codice penale cui all’articolo 54, per lo stato di necessità dichiara: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”.

Questo, infine, il video della mia presentazione:

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