“I social network come rappresentazione”: la mia prefezione a una tesina universitaria

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Nel maggio 2021 gli studenti Edoardo Daumiller e Deborah Trebbi dell’Università degli studi di Genova mi hanno chiesto una mano per la realizzazione della loro tesina di un corso in Scienze della comunicazione. Ho scritto la prefazione della loro tesina, eccola:

Goffman e le relazioni online (vent’anni dopo)

A cavallo dei due millenni scrissi la mia tesi per chiudere il mio viaggio a Scienze politiche, corso di laurea in sociologia della comunicazione. Avevo un pallino: esplorare il nuovo mondo del Web che usavo solo da tre o quattro anni, ma che vivevo come
fantascientifico. Partii da un’intuizione: applicare i concetti di Erving Goffman, dalla vita come rappresentazione al framing, al mondo del Web, esplorando così i concetti di identità digitale e relazioni online. Una sfida importante (mai affrontata prima), un
esercizio eccitante di pensiero laterale: del resto Goffman, morto nel 1982, non aveva mai sentito parlare di Internet come lo conosciamo (presso il CERN di Ginevra il ricercatore Tim Berners-Lee definì il protocollo HTTP solo nel 1991).
Il lavoro richiese tanto tempo, tanto studio ma mi diede molte soddisfazioni. La tesi, che battezzai in omaggio a Goffman “La vita nel ciberspazio come rappresentazione”, finì coerentemente online: le centinaia, migliaia di download che si sono susseguiti in questi vent’anni mi hanno ricordato costantemente una grande verità di Internet: la Rete dà molto, ogni tanto è bene restituire qualcosa se vogliamo davvero fare comunità. È esattamente questo il motivo che mi ha spinto a dare una mano a Edoardo e Deborah per questo bel lavoro, dove ritrovo lo stesso mio spirito di vent’anni fa. Questa tesi, che
ovviamente rispetto alla mia riprende autori successivi come Bauman e concetti impensabili allora come influencer e filter bubble, è la naturale prosecuzione del mio lavoro perché all’epoca si iniziavano a intravedere alcuni fenomeni, come per esempio il virtual self, che con l’avvento dei social e degli smartphone sarebbero poi esplosi. Alcune storture già si intravedevano, come le fake news e il digital divide, ma nessuno poteva prevedere la portata di questi fenomeni. Come noi non possiamo sapere che cosa ci riserverà il prossimo futuro. Ma una cosa la so: Edoardo e Deborah, tra vent’anni, aiuteranno dei ragazzi che faranno una tesi sull’identità digitale, magari a partire ancora da Goffman. Perché le tecnologie e gli strumenti cambieranno, ma non l’uomo che li
userà (robot e algoritmi permettendo).

Qui puoi leggere l’intera tesina “Dalla metafora di Goffman alla costruzione dell’Io digitale”:

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