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Blogging: una dozzina di idee immutabili by Seth Godin

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Seguii il primo corso sul Web writing nel secolo scorso, esattamente nel 1999 (lo ricordo ancora: erano i giorni del massacro di Columbine). Da allora sono cambiate tante cose, non ultimo l’esplosione del social. Eppure molte altre idee, apprese allora, sono tuttora valide. Lo dimostra il contenuto di questo breve articolo: sono andato a ripescare alcune frasi che avevo letto nel 2005. Quasi 15 anni fa – mentre nasceva YouTube, per intenderci – il guru della comunicazione digitale Seth Godin distribuì sul suo blog l’eBook gratuito “Who’s there”, tra l’altro ancora disponibile sul suo blog a questo indirizzo. In quel piccolo libro trovai una dozzina di concetti che ancora oggi sono alla base del blogging.

Una dozzina di verità sui blog, su chi scrive e su chi legge

Tutte le volte che leggo un libro di Seth Godin devo rimettere mano alle mie slide, ma soprattutto mi segno a parte delle citazioni che non si sa mai, col mio mestiere. Vorrei proportene alcune, a mio avviso molto interessanti.

  1. The amount of noise we’re living with is exploding.

In effetti c’aveva visto giusto: non a caso poi si è parlato di “overload informativo”.

  1. No one cares about you. Almost no one even knows you exist.

Questa citazione me la rigioco ovunque, anche nei corsi LinkedIn. A che pro? Per dire a chiunque, aziende comprese, che occorre smetterla di essere autoreferenziali. Bisogna parlare del lettore, del suo mondo, non di se stessi.

  1. Bloggers are selfless, blog readers are selfish. We are merciless in deleting a blog from our reader if the blogger posts too often about stuff that’s not relevant to us.

Stesso discorso di prima, ma espresso in modo più ficcante: se chi scrive si concentra su sé e chi legge fa altrettanto, si parla di due rette parallele. Che non s’incontrano nemmeno all’infinito!

  1. In a world where there’s a lot of clutter and where everything is good enough, most of the time we just pick the stuff that’s close or cheap or familiar. But when it’s something we care about, we go to enormous lengths to find the very best.

Anche questo tema del “buono quanto basta”, del fatto che Wikipedia e gli MP3 e i film piratati ci hanno abituato a non cercare più l’eccellenza, questo non vale quando il lettore è davvero interessato e motivato: in quel caso la qualità paga.

  1. The blogger is investing time and energy in order to get her ideas out there.

Dare valore: è alla base di tutta la comunicazione digitale.

  1. Use images and tone and design and interface to make your point. Teach people gradually.

Non di sole parole vive un blogger, anzi.

  1. The stuff you’re putting on your marketing site or in your blog or even in your brochures or in your business letters is too long.

Scrivi meno e meglio: là fuori pochi sono disposti a concederti tanto tempo: questo vale soprattutto ora, nell’era del mordi e fuggi.

  1. Figure out which category before you put finger to keyboard!

Qui si trova l’importanza dell’analisi del target, fino ad arrivare – aggiungo io, col senno di poi – alla costruzione delle buyer personas dei lettori.

  1. It’s not who you are, it’s what you say.

 Non importa che tu scriva per il blog di una multinazionale, sulle pagine di un importante sito di informazione o sul tuo blog personale appena nato: è quello che scrivi che conta.

  1. Actually, it doesn’t matter what you say, it matters who you are.

In apparente contraddizione alla verità numero 9, quest’altra dice qualcosa di molto interessante, una sorta di step 2: all’inizio conta quel che dici e non chi sei, poi il blog ti darà credibilità e autorevolezza.

11 The best blogs start conversations, they don’t control them.

Il Web 2.0, rispetto agli strumenti precedenti, ha trasformato chiunque da lettore a spett-attore. Adesso leggi, poi sarà qualcun altro a leggere te.

12 If you care about your personal brand and career and impact, you need a blog.

Il personal branding si costruisce con i contenuti, che portano posizionamento, riconoscibilità, autorevolezza e tanto altro ancora. Che cosa aspetti? Inizia a bloggare: è dal 2005 che Godin ce lo dice.

Da queste regole immutabili, sono partito per creare il corso di Web & social media writing con Corsi Primopiano e in partnership con la Business School del Sole 24 Ore: una giornata di idee, studi scientifici ma soprattutto applicazioni pratiche (quanto scrivere, come scrivere, quali titoli privilegiare, gli strumenti utili). Per informazioni sul corso fai clic su Web & Social Writing.

7 citazioni dal libro di Seth Godin “Questo è il marketing”

Tutte le volte che leggo un nuovo libro di Seth Godin devo rimettere mano alle slide dei miei corsi sulla comunicazione e sul digital marketing: nuovi spunti, nuovi punti di vista, nuove frasi a effetto. È successo anche con “Questo è il marketing”, ultima fatica del guru americano de “La mucca viola”. Ho voluto raggruppare qui le sette idee per me più interessanti: in parte confermano e in parte innovano il mio modo di vedere una disciplina che, da qualche anno, tanto mi appassiona.

 

1.

Marketing è l’atto generoso di aiutare persone a risolvere un loro problema. 

Questa è alla base di tutta la comunicazione empatica, centrata (davvero, finalmente) sul cliente; di tutti i piani editoriali che parlano dei problemi e delle esigenze del cliente, non autoreferenziali. Seth Godin fa notare che nella Rete c’è “un miliardo di conversazioni di egoisti: raramente riguardano voi”.

 

2.

Puntate sul minimo mercato sostenibile (smallest viable market) e narrate una storia interessante per quella nicchia.

Devi stare sul mercato non per fare fatturato ma per cambiare la vita di un gruppo di persone. Non si può cambiare tutti, solo qualcuno. Basta capire chi, e come, che visione del mondo ha: occorre lavorare sulle buyer personas.

 

3.

Quello che dite non è tanto importante quanto quello che gli altri dicono di voi. 

Qui c’è il punto nodale della reputazione digitale.

Altra verità incontestabile: la prima ragione per cui qualcuno parla di voi è perché in realtà parla di se stesso. Sono orgogliosi di avervi scelto. Si ritorno al punto 1.

 

4.

La fiducia è scarsa quanto l’attenzione. Tutti sono famosi per 1500 persone. Comunicate solo con coloro che scelgono di ricevere vostre notizie: questo è il permission marketing. L’obiettivo non è massimizzare i vostri numeri sui social media. L’obiettivo essere conosciuti dal minimo pubblico sostenibile. Più di che di pubblicità, avete bisogno di pubbliche relazioni.

 

 

5.

La gente non compra una punta di trapano da 3 millimetri ma un buco da 3 millimetri. Questa celebre frase di Theodore Leavitt, professore di marketing della Harvard Business School, viene completata da Godin: le persone non vogliono nemmeno quel foro, e neanche lo scaffale che vi sarà attaccato, ma la sensazione di vedere tutto in ordine una volta ultimato il lavoro e la reputazione per aver fatto tutto da sé. Per ribadire il concetto: le persone non vogliono ciò che fate, ma ciò che il vostro prodotto fa per loro. Sempre punto 1.

 

 

6.

Tutto ciò che acquistiamo è un buon affare: ecco perché l’abbiamo comprato. Valeva (per noi) più di quello che l’abbiamo pagato, altrimenti non l’avremmo acquistato.

Bisogna vendere valore, e prima ancora bisogna comunicare valore. Se non siete disposti a provare empatia per la persona che proponete di servire, state rubando. Il problema è che non esiste un prodotto o servizio migliore per tutti, ognuno lo percepisce migliore per sé.
Il cibo per cani è studiato per i proprietari di cani. Nessuno sa che cosa pensa o vuole il cane, ed è irrilevante. I padroni comprano le scatolette per i quadrupedi solo perché li fa sentire in un certo modo.

 

7.

Abbassare il prezzo non rende maggiormente degni di fiducia: fa il contrario. Per via della dissonanza cognitiva, quando le persone sono pesantemente coinvolte (anche per via del prezzo), inventano una storia per giustificare l’impegno; e quella storia trasmette fiducia.

Quest’ultimo punto è per me nodale: sono da anni che parlo di come occorre evitare la commoditizzazione. L’ultima volta l’ho fatto per Beretta e puoi risentire lo speech “Comunicare valore” qui: