L’annuncio del metaverso: i 3 frame che svelano le reali intenzioni di Zuckerberg
Il 28 ottobre 2021 Mark Zuckerberg ha annunciato il progetto “metaverse” e il rebranding (per qualcuno brand-washing…) dell’azienda, da Facebook a Meta: “Siamo all’inizio di un nuovo capitolo per Internet, ed è anche un nuovo capitolo per la nostra azienda”.
In quell’occasione Mark ha diffuso questo video per presentare il progetto:
In questo articolo voglio analizzare alcune frasi sotto la lente della teoria del framing.
Che cosa si intende per framing?
“Non pensare a un elefante” è un ottimo libro di Lakoff: il linguista statunitense spiega che i frame, concetto introdotto da Goffman (protagonista della mia tesi di laurea), sono “cornici mentali” che determinano la nostra visione del mondo. Perché quel titolo per il libro? Se chiedi a qualcuno di non pensare a un elefante, chiaramente lo visualizzerà nella sua testa. La negazione di un frame lo attiva.
Un esempio concreto proposto da Lakoff nel testo? Durante lo scandalo Watergate Nixon si presentò in TV così:
Un esempio concreto proposto da Lakoff nel testo? Durante lo scandalo Watergate Nixon si presentò in TV così:
Nixon disse, letteralmente, “I’m not a crook”: non sono un truffatore. Ovviamente l’associazione Nixon-truffatore fu automatica. Queste associazioni sono pericolose.
Veniamo a un esempio più vicino a noi:
In questo titolo di un articolo di Internazionale vi è una deleteria associazione tra vaccini e paura. Anche se l’intento è positivo (e il pezzo ben documentato), l’esito è catastrofico. Come uno spasimante che dicesse a una ragazza: “Mettiti con me, non sono uno stupratore!”.
I 3 frame del dicrorso di Zuckerberg
“Non si tratta di passare più tempo sugli schermi; si tratta di rendere migliore il tempo che già trascorriamo.”
Messa giù così, il dubbio è proprio quello che l’obiettivo di Meta sia far passare più tempo sugli schermi: in pratica stanno costruendo l’ennesimo “walled garden“, un ecosistema chiuso che non faccia desiderare alle persone di andare altrove. Più le persone rimangono chiuse dentro al (loro) metaverso, più guadagnano raccogliendo dati.
“I dispositivi non saranno più al centro della vostra attenzione.”
Sicuri? Forse quello che ci sta dicendo è proprio che saranno come l’aria che respiriamo: non la vediamo ma non possiamo farne a meno.
Vediamo cos’altro ha detto Zuck:
“Il metaverso non sarà creato da una società. Sarà costruito da creatori e sviluppatori che creeranno nuove esperienze e oggetti digitali che sono interoperabili.”
Anche il questo caso il “non” tradisce le reali intenzioni di Meta. Ci sono già diversi metaversi (per esempio Decentraland, ma anche Minecraft), vogliono il loro, uno strumento proprietario. Firmato Meta, firmato Facebook.
Nella Founder’s Letter 2021, Zuck inoltre scrive:
“Non costruiamo servizi per fare soldi; facciamo soldi per costruire servizi migliori”.
Questa è bella. L’obiettivo non è il progresso dell’umanità, ma fare business ovviamente. Legittimo, per una società che non è una “no profit”. Ma il tentativo di framing è quello del mecenatismo. La stessa cosa si vede bene dal film “Il codice da un miliardo di dollari (The Billion Dollar Code)” di Netflix: Google presentò il progetto Google Earth come completamente free e senza scopo di lucro, per arricchire l’umanità, ma la realtà era ben diversa.