Il fenomeno dei “brick film”

brick

Chi di voi, da bambino, non ha giocato con i Lego? Beh, qualcuno, crescendo, non ha smesso. Anzi, ne ha fatto il suo hobby, unendolo all’amore per il cinema. Insomma, cinema più Lego uguale “brick film”, il cinema fatto di mattoncini. In pratica, si utilizza la tecnica detta “stop motion”, ovvero un’animazione fittizia (creata riprendendo fotogramma per fotogramma) che permette di dare l’impressione che il soggetto sia in movimento. Si crea la “location” con i mattoncini, si dispongono i protagonisti e si film qualche istante. Poi stop. Quindi si cambiano le posizioni degli ometti, e via ancora con le riprese. Un lavoro certosino, ma di sicuro effetto. Se siete curiosi di vedere qualche esempio di questi “brick film”, collegatevi al sito Web www.brickfilms.com. Ci sono filmati di tutti i gusti: storie originali ma soprattutto remake di film che hanno fatto la storia del cinema. Da Star Wars a Fahrenheit 451, da Blob a Mission Impossibile, quasi tutti i miti del grande schermo si sono trasformati in mattoni di plastica. Uno dei registi, Jeremy Markowitz (autore del filmato “A farmers tale”, una storia di fattori), racconta di aver passato nottate e intere giornate, per mesi, per finire la sua opera. Ore interminabili tra i menu di Photoshop, montando anche la colonna sonora. Ha realizzato lo stop motion con 15 immagini per secondo (15 fps). La durata è di quattro minuti e 35 secondi: fate voi i conti…

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